Cerca
Logo
Cerca
+

Kursk, la mossa della disperazione: Putin manda al fronte la sua bodyguard

  • a
  • a
  • a

Dopo aver comunicato che «74 comunità» della regione di Kursk sono sotto il controllo dell’esercito di Kiev, il presidente ucraino Zelensky ha riferito ieri di ulteriori progressi, «uno o due chilometri dall’inizio della giornata», e che contestualmente sarebbero stati fatti un centinaio di prigionieri. L’area conquistata in 8 giorni sarebbe di circa mille chilometri quadrati e Zelensky sta considerando l’ipotesi di aprire nella zona, «se necessario», «uffici di comando militare». Secondo l’Economist, l’attacco ha preso di sorpresa i russi ma anche gli ucraini non si aspettavano un successo del genere e ora stanno rivedendo i loro piani.

Kiev ha dunque deciso di non nascondere più quella che ormai viene definita la più grande penetrazione militare in territorio russo dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e ieri la televisione di Stato ha simbolicamente trasmesso il filmato delle truppe ucraina che abbattono una bandiera russa da un edificio ufficiale nella città di Sudzha, nella regione di Kursk. Il servizio ha mostrato colonne militari russe bruciate sulle strade della zona, nonché soldati ucraini che distribuiscono aiuti umanitari ai residenti. Le forze armate ucraine hanno poi anche riferito di aver abbattuto un jet russo Su-34, mentre durante la notte tra martedì e mercoledì ben 4 basi aeree russe sono state attaccate da oltre un centinaio di droni in quello che viene definito il più grande attacco aereo dall’inizio della guerra.

Mosca ha confermato indirettamente l’attacco sostenendo di aver abbattuto 117 droni nemici e nel contempo continua a contraddire il presidente ucraino garantendo che in realtà l’avanzata sarebbe stata bloccata. Le forze russe, supportate da aviazione, droni e artiglieria, «hanno sventato i tentativi di gruppi mobili nemici su veicoli corazzati di penetrare in profondità nel territorio russo» e hanno causato loro pesanti perdite, ha fatto sapere il ministero della Difesa nel suo bollettino quotidiano, aggiungendo che l’Ucraina ha perso fino a 270 soldati nella regione di Kursk nelle ultime 24 ore e fino a 2300 dall'inizio dei combattimenti. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, è stata più evasiva sostenendo che «il regime di Zelensky non ha raggiunto l'obiettivo principale dell’attacco alla regione di Kursk: distrarre l’esercito russo dal Donbass».

 

L’offensiva, ha aggiunto, è collegata ai fallimenti delle forze armate ucraine in Donbass e l'Ucraina ha avuto «carta bianca dai suoi mandanti occidentali per le sue incursioni banditesche». Tra i mezzi nemici abbattuti dai russi ci sarebbe un blindato di fabbricazione italiana, uno Shield, del quale viene anche mostrato un video. Il blindato tuttavia è sì prodotto dalla Tekne di Ortona, ma non è in dotazione all'Esercito del nostro Paese e soprattutto non è mai stato fornito all’Ucraina. Il nostro esecutivo ha già fatto sapere che nell’offensiva in territorio nemico l’esercito di Kiev non utilizza armi fornite dall’Italia, e il blindato distrutto «è un mezzo prodotto in Italia ma acquisito autonomamente dal governo ucraino». Il ministro della Difesa Crosetto ha comunque sottolineato in una lettera al Corriere della Sera che «l’attacco ucraino non è un’invasione, ma una tattica difensiva, in modo da allentare la tensione in Ucraina». Tale tattica, ha aggiunto, «costringe i russi a spostare i propri uomini in Russia».

 

La lettera di Crosetto sembra dare seguito alle dichiarazioni del presidente americano Biden secondo il quale gli sviluppi dell’incursione ucraina stanno «creando un vero dilemma» per Vladimir Putin. Dilemma o meno l’operazione ha quantomeno causato imbarazzo al Cremlino che non si aspettava certo un attacco di tale portata sul proprio territorio. Putin ha nominato il suo aiutante ed ex guardia del corpo Alexei Dyumin per supervisionare la risposta russa. Finora tra l’altro più di 100.000 civili russi sono stati evacuati e in due oblast, quello di Kursk e quello di Belgorod, è stato dichiarato lo stato d’emergenza. La Russia peraltro non ha trovato ancora le contromisure all’offensiva e, nonostante sostenga il contrario, è stata costretta a trasferire truppe dal Donbass e, stando alla Lituania, anche da Kaliningrad.

UNITI ED EFFICIENTI
Nel suo discorso, tenuto la notte tra martedì e mercoledì, Zelensky ha invece esortato il suo Paese ad «agire in modo unito ed efficiente come abbiamo fatto nelle prime settimane e mesi di questa guerra, quando l’Ucraina ha preso l'iniziativa e ha iniziato a volgere la situazione a beneficio del nostro Stato» e ha sottolineato che in questa incursione è stata fatta esattamente la stessa cosa: «Abbiamo dimostrato ancora una volta che noi, ucraini, siamo in grado di raggiungere i nostri obiettivi in qualsiasi situazione, in grado di difendere i nostri interessi e la nostra indipendenza».

L’Ucraina tuttavia non ha alcuna intenzione di tenere i territori conquistati e anzi il vice primo ministro Iryna Vereshchuk ha sottolineato che le forze armate stanno creando una “zona di sicurezza” nella regione di Kursk e Kiev intende organizzare assistenza umanitaria e corridoi di evacuazione per i civili che vogliono recarsi in Russia o in Ucraina.

Dai blog