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L'Ucraina annuncia il vero obiettivo dell'offensiva in Russia: Putin nervoso

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Maurizio Stefanini
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Molti esperti di cose militari lo giudicano un azzardo insostenibile, altri come una mossa geniale, ma come che sia l’offensiva ucraina in territorio russo verso Kursk è arrivata al terzo giorno, i soldati di Zelensky si sono ormai spinti per 20 km all’interno, e il suo governo dopo un silenzio iniziale ormai ammette la manovra. «La causa principale di qualsiasi escalation, anche a Kursk, è stata l’aggressione inequivocabile da parte della Russia nella convinzione di poter invadere l’Ucraina impunemente», ha spiegato il suo consigliere Mykhailo Podolyak. Che ancora due giorni fa ammetteva come i soldati ucraini fossero «mentalmente esausti», e a fine luglio aveva ammesso la necessità di negoziare con la Russia, ma «sulla base del diritto internazionale». Che bisogna capire se fosse appunto quella che nel calcio verrebbe definita “pretattica” per distrarre l’attenzione da quello che stava per succedere; o se effettivamente una situazione in cui oltre a pezzi di territorio ucraino in mano alla Russia vi fossero pezzi di territorio russo in mano all’Ucraina venga vista come un punto di partenza migliore per un negoziato. Come chiosa appunto Podolyak, «la guerra è guerra, con le sue regole, dove l’aggressore inevitabilmente raccoglie risultati corrispondenti».

Sono i blogger militari russi, in questo momento, le fonti di informazione più accurate sulla situazione. Secondo loro, combattimenti si starebbero svolgendo sull’autostrada a est di Korenevo, 21 km a nord del confine, mentre la parte occidentale di Sudzha, circa 10 km dentro la Russia, sembra essere sotto il controllo ucraino. E a Sudzha gli ucraini hanno preso la stazione di misurazione che monitora le forniture del principale gasdotto russo a Paesi come Austria e Ungheria.

 

 

La sorpresa di Mosca, che ha dichiarato a Kursk lo stato di emergenza, sembra dimostrato dalla notizia della “Tass” che 3000 civili sono stati evacuati. Ma gli sfollati sarebbero molti di più. Le forze ucraine, che secondo la Russia ammonterebbero a diverse centinaia di effettivi, hanno fatto irruzione oltre il confine la mattina di martedì, raggiungendo Sudzha il primo giorno, e da allora sembrano aver avanzato lungo le strade a nord-ovest e a nord della città. Vari video mostrano alcune decine di soldati russi, comprese le guardie di frontiera catturate al checkpoint a ovest di Sudzha e radunate dagli ucraini il primo giorno del raid. Dimostrazione del successo iniziale. Il Ministero della Difesa russo ha dichiarato ieri che le sue forze «continuano a eliminare» gli aggressori ucraini nei distretti di Sudzha e Korenevo e che stanno prendendo di mira gli invasori con forze di terra, artiglieria, attacchi aerei e missilistici. Ma lo stesso giorno il generale Apti Alaudinov, comandante delle forze speciali cecene Akhmat, è stato il primo alto responsabile russo ad ammettere gravi perdite. «La situazione non è irreversibile, non è successo nulla di soprannaturale...

Sì, i nostri uomini sono morti, è un dato di fatto. Il nemico è entrato in diversi insediamenti», ha scritto in un videomessaggio sul suo canale Telegram, aggiugendo che l’esercito ucraino «è avanzato in profondità nel nostro territorio, circa 10 km». Un Putin chiaramente furibondo aveva convocato mercoledì una riunione televisiva del consiglio di sicurezza russo, in cui il capo di stato maggiore dell’esercito Valery Gerasimov gli aveva detto che l’avanzata ucraina era stata fermata e che l’operazione Kursk si sarebbe conclusa «raggiungendo il confine di Stato russo». Ma evidentemente così non è ancora. Precedenti incursioni dall’Ucraina in Russia, vicino alla città di Belgorod, erano state guidate da gruppi russi anti-Cremlino. Ma questa volta l’incursione è stata condotta dalle forze ucraine, utilizzando una combinazione di fanteria, mezzi corazzati, droni, guerra elettronica e copertura aerea.

 

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