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Parigi 2024, le Olimpiadi sono un fatto politico: sbagliare è vietato
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I Giochi Olimpici sono un fatto geopolitico di lunga durata, hanno un impatto enorme, sfolgorano di simbolismo. Basta voltare lo sguardo indietro: Città del Messico, 1968, premiazione della finale dei 200 metri: sul podio salgono Tommie Smith (The Jet), John Carlos e Peter Norman. Due neri americani e un bianco australiano. Due pugni guantati di nero si levano in cielo, è il messaggio di un’altra rivoluzione americana: “Siamo uguali”; Mosca, 1980, gli Stati Uniti boicottano i Giochi contro l’invasione sovietica dell’Afghanistan; passano quattro anni, stavolta è la Russia a disertare le Olimpiadi di Los Angeles nel 1984.
Emmanuel Macron ha puntato sul fascino di Parigi e il grande fiume, il suo feudo politico e culturale, la fortezza frou frou del macronismo separata dai popolani de La France périphérique. Il Re Solo ha scambiato il navigabile con il balneabile, il remo e il motore con il braccio e il polmone.
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La Postina con Zanellato diventa Dotta
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