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Parigi 2024? Strade chiuse, polizia e migranti deportati: la città è un inferno

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«C’est un enfer», è un inferno. È il commento più frequente di chi è costretto a rimanere a Parigi durante i Giochi Olimpici, che dureranno fino al prossimo 11 agosto, a sopravvivere in una capitale militarizzata, dove senza il QR Code si può fare poco o nulla, e recintata da 44mila griglie di metallo per questioni di sicurezza. A pagarne le spese, sono soprattutto i ristoratori e i commercianti della capitale francese: «Di solito è un posto eccezionale, con una vista magnifica. Ora abbiamo delle barriere davanti, il che è molto meno sexy», ha deplorato il proprietario di un ristorante situato sull’Île Saint-Louis a France Info. «Ci siamo ritrovati con la metà delle cancellazioni. Siamo passati da quaranta coperti a venti. Si rende conto dell’impatto negativo? Ogni volta che le persone chiamano per disdire, è perché non riescono a muoversi», ha raccontato alla televisione pubblica francese lo chef del ristorante Chez l’Ami Jean. Alcuni dicono che «Parigi sembra una prigione» con tutte queste restrizioni, altro che città della libertà. (...)

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