Angela Merkel, nessun rimpianto: il discutibile lascito della statista tedesca
Frau Angela Merkel inanella la cifra tonda delle 70 candeline sulla torta di compleanno ma dalla stanza dei bottoni non è passata certamente a quella del tempo libero. Strano destino, il suo, forgiato nelle ferree strutture della Ddr guardiana dell’ortodossia comunista, poi plasmato nella Germania riunificata, figlioccia di Helmuth Kohl con un padrinato che lei riteneva riduttivo, abile a prenderne il posto a sedia ancora calda. Eccola lì, la prima e finora unica cancelliera della storia tedesca, carattere duro e spigoloso, che ha marcato a fuoco una stagione del suo Paese e visto che c’era anche dell’Europa, dove ha mosso pedine, cavalli e torri sulla scacchiera del potere che ha esercitato incurante di critiche, crisi, attacchi e contingenze. Grande incassatrice, ma di quelle che non perdonano e appena càpiti a tiro restituiscono tutto con gli interessi.
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L'eccezione tedesca: lì la destra è solo nera, nessuna intesa con i moderati