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Francia, il Parlamento a una macronista: il tacito accordo con Le Pen, cosa cambia ora

Mauro Zanon
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Ce l’ha fatta al terzo turno. La macronista Yaël Braun-Pivet, presidente uscente dell’Assemblea nazionale, è stata rieletta al vertice della Camera bassa francese, avendo la meglio con 220 voti, sul candidato del Nuovo Fronte popolare - l’alleanza delle sinistre - André Chassaigne (207 voti) e su quello sovranista Sébastien Chenu (141 voti). Nel giugno del 2022, Yaël Braun-Pivet era diventata la prima donna a ricoprire questo incarico nella storia della Quinta Repubblica. Ma diversamente da due anni fa, la sua candidatura, questa volta, ha fatto storcere il naso a diverse figure della maggioranza uscente. 

TACITO ACCORDO CON RN
Horizons, il partito centrista dell’ex primo ministro Édouard Philippe, ha presentato infatti una sua candidata alla presidenza dell’Assemblea nazionale, Naïma Moutchou, che però ha raccolto soltanto 38 voti al primo turno e ha deciso di ritirarsi assieme al candidato dei gollisti, Philippe Juvin, che ha raccolto 48 voti. Come riportato dal Figaro, ad ogni modo, Yaël Braun-Pivet era pronta a tutto pur di mantenere la presidenza dell’Assemblea, a tal punto da accettare anche i voti del Rassemblement national. Alcuni, addirittura, parlano di «tacito accordo» con Rn per la sua rielezione, con la promessa da parte di Yaël Braun-Pivet di favorire l’ascesa di alcuni sovranisti agli altri posti chiave dell’Assemblea.

 

Quarta figura più importante dello Stato francese, dopo il presidente della Repubblica, il primo ministro e il presidente del Senato, la persona che siede sul cosiddetto “perchoir” presiede le sedute più importanti, come il question time, il tradizionale botta e risposta tra Parlamento e governo, e dirige l’Ufficio di presidenza dell’Assemblea nazionale. Il ruolo di presidente della Camera bassa francese è tanto più importante in questo momento in cui nessun candidato si staglia all’orizzonte come prossimo capo dell’esecutivo, in ragione dei litigi del Nuovo fronte popolare che non riesce ad accordarsi su un nome.

A conferma dell’importanza del voto, martedì Macron aveva accettato le dimissioni di Gabriel Attal e del suo governo, per consentire ai 17 ministri uscenti eletti come deputati di votare ieri e di partecipare alla distribuzione delle altre cariche importanti previste oggi e domani. Oggi, infatti, verranno eletti i sei vicepresidenti, i tre questori e i dodici segretari che compongono l’Ufficio di presidenza dell’Assemblea nazionale, ma anche i presidenti delle varie commissioni permanenti del Palais Bourbon, che svolgono un ruolo decisivo dal punto di vista legislativo, perché esaminano i testi di legge prima dell’inizio dell’iter all’Assemblea.

Il Rassemblement national di Marine Le Pen e Jordan Bardella vorrebbe la presidenza della Commissione finanze. «Siamo un gruppo di opposizione e quindi rivendichiamo la presidenza della commissione finanze perché spetta a un gruppo di opposizione», ha dichiarato mercoledì Sébastien Chenu, vicepresidente uscente dell’Assemblea nazionale. Secondo il regolamento dell’Assemblea, la commissione finanze spetta a un gruppo di opposizione, in applicazione di una riforma costituzionale del 2008 sui diritti specifici concessi alle opposizioni. Tuttavia, non sarà semplice per Rn ottenere i posti chiave della Camera bassa francese, in ragione del cosiddetto “cordone sanitario” che, dopo aver stoppato l’ascesa di Bardella alle legislative, potrebbe bloccare le aspirazioni del partito sovranista anche in questo giro di votazioni. «Che democrazia è la nostra se si cerca di impedire all’opposizione di avere responsabilità all’Assemblea?», ha protestato Marine Le Pen, capogruppo dei deputati Rn, in risposta alla posizione del premier Gabriel Attal, appena eletto patron dei deputati di Ensemble pour la République, e del fronte goscista, secondo cui «nessun posto chiave» deve andare ai sovranisti. «È un attacco alla democrazia», ha tuonato Éric Ciotti, presidente dei Républicains e alleato di Rn.

DEMOCRAZIA DELL’ESCLUSIONE
La linea di Ensemble pour la République e delle sinistre, tuttavia, non è condivisa da tutti nella maggioranza uscente. François Jolivet, deputato dei centristi di Horizons, ha lanciato «un appello al ritorno della ragione». «Tutti dovrebbero essere rappresentati se il loro peso politico lo giustifica», ha sottolineato.

Il 10 luglio, in una lettera ai francesi pubblicata sulla stampa regionale, Macron aveva dichiarato che le elezioni legislative non hanno prodotto un chiaro vincitore, chiedendo «un po’ di tempo alle forze politiche per costruire questi compromessi con serenità e rispetto per tutti» prima di nominare un primo ministro. «Questo scrutinio è uno degli episodi a cui il presidente si riferisce quando dice che bisogna lasciare che le cose accadano», ha spiegato François Patriat, patron dei senatori di Ensemble pour la République.

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