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Regno Unito, perfino i laburisti cambiano rotta: meno sussidi e immigrati, più agenti e sicurezza

Dario Mazzocchi
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Il King’s Speech è un momento di grande importanza nella liturgia politica britannica: il sovrano, alla House of Lords, enuncia il programma del governo. Se formalmente è il re a parlare, nella sostanza è l’esecutivo a preparare il discorso. Quello che Carlo III ha tenuto ieri, avviando di fatto la nuova legislatura, era particolarmente atteso perché redatto dal nuovo Primo ministro laburista Keir Starmer, fresco di vittoria.

Un intervento che da una parte ha mantenuto le attese, dall’altra ha riservato alcune sorprese, specialmente nel passaggio con il quale è stata presentata la proposta di legge per cui il governo sarà tenuto a confrontarsi con l’istituto nazionale di controllo sui conti pubblici, l’Office for Budget Responsability, nel varare i nuovi piani economici con impatti significativi su bilancio, spesa pubblica e tasse.

Lo scopo principale, come riportato dal Partito laburista, è di evitare contraccolpi all’economia del Regno Unito come accaduto con la manovra studiata nel 2022 dall’ex premier conservatore Lizz Truss che provocò un terremoto finanziario e politico, portando alle sue rapide dimissioni dopo nemmeno 50 giorni di mandato. Allo stesso tempo segna un cambio di passo nell’approccio progressista e nel suo progetto di rilanciare l’economia del Paese, che secondo le stime del Fondo monetario europeo è sulla buona strada per registrare un +0.7% nel 2024 e consolidarsi ulteriormente nel 2025: meno idealismo, meno soldi a pioggia e più pragmatismo.

VIRATA AL CENTRO
Potrebbe essere un segnale della virata al centro che Starmer ha giocato come carta vincente nella campagna elettorale. Non è un caso che sia previsto un rafforzamento delle misure restrittive per «comportamenti antisociali» e vengano attribuiti maggiori poteri alle forze di polizia, con un incremento dell’organico di almeno 13mila unità: ordine e sicurezza. Nel discorso del re è stata ribadita anche la volontà di contrastare l’immigrazione illegale e di colpire soprattutto i trafficanti che gestiscono il flusso migratorio.

Di certo il Regno Unito deve fare i conti una grande fetta di popolazione che, per quanto in età lavorativa, non rientra nella forza lavoro grazie a sussidi e benefit: secondo le ultime rilevazioni di maggio, sono 5,6 milioni i britannici che ne usufruiscono. Decisamente troppi e Starmer punta ad una stretta.

 

FERROVIE E SCUOLE
L’altro lato della medaglia è che dalle parole scandite da Carlo III è emerso che il governo intende nazionalizzare le compagnie ferroviarie private alla scadenza delle concessioni o se non rispetteranno gli standard stabiliti: un processo destinato a lunga scadenza che dovrà trovare vera conferma da qui a un decennio. Immediata invece la rimozione di esenzioni fiscali per le scuole private: significa che le rette sono destinate ad aumentare per finanziare l’assunzione di nuovi insegnanti per gli istituti pubblici. Aumenteranno anche i salari minimi. Al nuovo primo ministro il compito di far quadrare i conti tra l’auspicato equilibrio e le tentazioni progressiste.

 

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