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Trump, "Taiwan ci deve pagare": un terremoto diplomatico

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"Rispetto la popolazione di Taiwan. Hanno preso il 100% delle nostre attività sui chip. Taiwan dovrebbe pagarci per la difesa: non siamo diversi da una compagnia assicuratrice. Taiwan non ci dà nulla, è a migliaia di chilometri di distanza da noi". Le parole di Donald Trump, ex presidente Usa e candidato del partito repubblicano alla Casa Bianca in una intervista a Bloomberg Businessweek, rischiano di aprire un clamoroso caso diplomatico.

Non è un caso che subito dopo la diffusione delle dichiarazioni dello sfidante di Joe Biden le azioni del produttore taiwanese di chip Tsmc siano crollate in Borsa. "Sai - ha sottolineato il Tycoon -, non siamo diversi da una compagnia di assicurazioni. Taiwan non ci dà niente". Gli Stati Uniti sono il più importante sostenitore internazionale e fornitore di armi di Taiwan, in funzione difensiva contro la Cina, ma non esiste un accordo formale di difesa. Il presidente degli Stati Uniti Biden ha sconvolto il governo cinese con commenti che sembravano suggerire che gli Stati Uniti avrebbero difeso Taiwan se fosse stata attaccata, un cambio netto rispetto alla posizione americana di "ambiguità strategica".

Non c'è stata alcuna reazione immediata da parte del governo di Taiwan, tuttavia le azioni di Taiwan Semiconductor Manufacturing Co Ltd (Tsmc), il più grande produttore di chip a contratto al mondo e uno dei principali fornitori di Apple e Nvidia, sono scese di oltre il 2%. Mentre il listino è sceso dello 0,4% circa. Tsmc sta spendendo miliardi per costruire nuove fabbriche all'estero, inclusi 65 miliardi di dollari su tre stabilimenti nello stato americano dell'Arizona, anche se afferma che la maggior parte della produzione rimarrà a Taiwan. 

In queste stesse ore, Pechino ha inviato 18 aerei militari e sette navi da guerra nello Stretto di Taiwan, come annunciato dal ministero della Difesa taiwanese su X, precisando che otto velivoli si sono introdotti nella Zona d'identificazione della difesa aerea (Adiz) dell'isola. Dall'inizio del mese, il ministero della Difesa di Taiwan ha segnalato 368 aerei e 113 navi da guerra cinesi nei pressi dell'isola. Le tensioni tra le due sponde dello Stretto si sono intensificate soprattutto dallo scorso 20 maggio, data dell'insediamento del presidente taiwanese Lai Ching-te. Lai è accusato dal governo di Pechino di avere superato i suoi predecessori "nel cammino verso l'indipendenza" e di cercare la secessione dalla Cina con la complicità degli Stati Uniti.

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