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La ribellione al tappo attaccato alla bottiglia: ecco chi non applicherà la regola Ue

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Massimo De Angelis
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In Italia la questione era stata discussa dalla Lega e in particolare da Matteo Salvini nel periodo delle votazioni europee. I tappi di plastica che non si staccano dalle bottigliette erano così diventati una battaglia della recente campagna elettorale, con tanto di manifesto immediatamente virale sui social. E qualche giorno fa, con esattezza il 3 luglio, il panorama dei prodotti PET venduti nell’UE ha visto una vera rivoluzione. Tutte le bottiglie di plastica, da direttiva comunitaria, dovranno d’ora in poi presentare i cosiddetti tappi solidali. Si tratta dei famigerati tappi che non si staccano, tanto criticati da chi li trova scomodi rispetto ai tradizionali che, però, talvolta finiscono dispersi nell’ambiente. I favorevoli sostengono che il caso è di facile risoluzione. Basta farci l’abitudine, imparare a posizionare il tappo e le difficoltà riscontrabili all’inizio vengono subito superate. Eppure tantissimi consumatori non apprezzano la novità imposta e il polverone mediatico ha spinto alcune aziende a mantenere, se possibile, il tappo tradizionale.


Come in Svizzera, dove nessun obbligo è al momento previsto per l’utilizzo dei tappi. Tra le realtà che hanno deciso, almeno sul territorio elvetico, di non modificare i prodotti venduti, la celebre Rivella, istituzione nel Paese rossocrociato con sede in Canton Ticino. La società, che dal 1952 produce bevande gassate realizzate con il siero di latte bovino, ha fatto sapere di essersi affidata ai nuovi cappucci solo per le bibite esportate verso Francia e Lussemburgo. Quelle dirette all’interno del mercato svizzero rimarranno invariate. L’azienda ha spiegato che «i consumatori sono piuttosto critici nei confronti dei nuovi tappi, percepiti come fastidiosi se si beve direttamente dalla bottiglia». Ciò ha spinto Rivella a non uniformare la propria produzione, facendo per il suolo elvetico un’eccezione. Questo perché «in Svizzera i tappi delle bevande non vengono buttati via con noncuranza. Insieme alle bottiglie vuote in PET, vengono raccolti e riciclati». Rivella ha sottolineato che negli impianti di riciclaggio tappi e bottiglie vengono divise per essere riciclate separatamente e il tasso con cui le due parti arrivano insieme nelle discariche è già, sul territorio elvetico, elevato: «La Svizzera sta ottenendo ottimi risultati rispetto agli standard internazionali e lavoriamo da anni con PET Recycling per garantire che il maggior numero possibile di bottiglie vuote rientri nel ciclo di riciclaggio».


Insomma, i rossocrociati si ritengono assai diligenti nel seguire le regole del riciclo e quindi, in un certo senso, si dissociano da quello che avviene nell’Unione europea e dai comportamenti dei cittadini continentali. È abbastanza tutto ciò per giustificare il mantenimento dei tappi tradizionali? Sembrerebbe di sì. Per Rivella non c’è alcun vantaggio economico nell’evitare, dove possibile, l’applicazione del nuovo tappo solidale. Ma cosa ne pensa PET-Recycling Svizzera dell’iniziativa europea? Anche la nazione elvetica dovrebbe rendere obbligatorio il tappo solidale?


L’obiettivo principale della misura è ridurre il problema dei rifiuti causato da tappi e anelli di plastica. Ecco la risposta: «Seguendo il motto “Schiaccia e tappa” in Svizzera le bottiglie in PET sono sempre state raccolte insieme ai tappi. Di conseguenza, già oggi la maggior parte delle bottiglie arriva agli impianti di riciclaggio insieme ai tappi (il tasso di riciclaggio è superiore all’83%). I conteggi dei rifiuti in Svizzera non fanno temere che tappi e anelli delle bottiglie in PET possano rappresentare un grande problema. In UE, invece, i tappi sono stati identificati nei conteggi dei rifiuti come un preoccupazione ambientale». Per il momento, quindi, la diligenza svizzera sembra rendere superflua l’introduzione dei tappi solidali. Ma le cose potrebbero cambiare, a secondo dei risultati pratici del provvedimento nel continente europeo...

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