Biden, "incontro Obama-Pelosi": il tam tam dopo la conferenza stampa Nato
L'ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama e l'ex presidente della Camera dei rappresentanti Usa, Nancy Pelosi, si sono confrontati privatamente in merito al futuro della campagna presidenziale di Joe Biden. Lo affermano fonti citate dall'emittente televisiva Cnn, secondo cui entrambi "hanno espresso preoccupazioni in merito a quanto difficile sia diventato per il presidente battere Donald Trump".
Secondo la Cnn, però, né Obama né Pelosi hanno un'idea precisa di come far uscire il Partito democratico dalla sua difficile situazione, a pochi mesi dalle elezioni presidenziali. La Cnn afferma di aver raccolto dichiarazioni di "oltre una decina di membri del Congresso, funzionari e diverse persone in contatto sia con Obama che con Pelosi": molti di essi affermano che "la fine della candidatura di Biden appare ormai chiara, e che è solo questione di stabilirne il decorso", anche dopo la conferenza stampa tenuta ieri sera dal presidente al termine del vertice della Nato a Washington.
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Una conferenza, quella del presidente, caratterizzata da due nuove clamorose gaffe. La prima: Biden ha presentato l'ucraino Volodymyr Zelensky come "presidente Putin". La seconda: si è riferito alla sua vice Kamala Harris chiamandola "Trump". Due lapsus indicativi della scarsa lucidità del leader democratico, che però a 81 anni non è intenzionato a fare un passo indietro: "Ho battuto Trump e lo batterò una seconda volta. Ho un lavoro da portare a termine". Quando ha confuso Kamala Harris con Trump, dicendo di "aver scelto Trump come vicepresidente perché convinto che fosse qualificata a fare il presidente" è peraltro arrivato praticamente in diretta lo sfottò del candidato repubblicano: "Bravo Joe, bel lavoro". Sui suoi svarioni, Biden ha ribadito la tesi: "Ho avuto orari massacranti, mentre Trump passava il tempo a giocare a golf e a segnare i punti". E mentre i suoi compagni di partito sono in pressing selvaggio per farlo ritirare, il presidente si trincera assicurando che i leader dei Paesi alleati non gli hanno chiesto di non correre, ma di vincere, per "fermare colui che viene visto come un disastro".
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