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Francia, da Vichy ai Le Pen: novant'anni di spettri fascisti

Claudio Siniscalchi
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Un fantasma, dalla metà degli anni Settanta del secolo passato, si aggira perla Francia: il «pericolo fascista». E la pozione magica per contrastarne la diffusione è una sola: l'antifascismo. Nel 1974 alle elezioni presidenziali francesi si presenta un nuovo concorrente, Jean-Marie Le Pen, alla guida di un partito collocato a destra dei conservatori gollisti: il Front National. Raccata quattro voti. Non supera l'1%. Nel 1988, di nuovo candidato, raggiunge il 14%. Inaspettatamente, alle presidenziali del 2002, raggiunge il 17%, andando al ballottaggio col gollista Jacques Chirac. Vince quest'ultimo. Anzi, stravince. Chirac abilmente ha denunciato l'approssimarsi della deriva: la Repubblica va difesa dalla minaccia fascista. Sono dunque ben 22 anni che i francesi chiamati alle elezioni convivono col «pericolo fascista». Da Le Pen padre a Le Pen figlia. La musica è sempre la stessa. Una falsità! Ma l'uso pubblico della storia non ha bisogno di riscontri oggettivi. Basta agitare la minaccia imminente. (...)

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