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Marine Le Pen, l'intervista all'ex Eric Iorio: "Vi svelo che errore ha fatto con Meloni"

Ginevra Leganza
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«Con Meloni, Marine ha sbagliato». Così parla l’uomo che la conosceva e la conosce bene. Lui che, già amico delle sorelle più grandi, delle Le Pen sposerà l’ultimogentita. È il 2002. Sono entrambi consiglieri regionali di Nord-Pas-de-Calais. Lavorano sodo, mangiano bene, bevono champagne. E sempre lui, che la conosceva bene, ci confessa che al tempo, spesso, cucinava per lei. In un idillio politico-gastronomico che tuttavia dura il tempo d’una legislatura. Sinché Eric Iorio, appunto, che di Marine Le Pen è il secondo marito, abbandona la politica e Parigi. Si disamora dell’elegante XVII arrondissement e, forse, diciamo forse, anche di lei. Di Marine. O magari invece no. Magari non del tutto a giudicare dal sostegno e dal suo ultimo voto (espresso, qui a Roma, grazie a un software).
Eric Iorio, nato a Verdun, residente in Italia, ex segretario del FN, vota ancora Rassemblement National (finché morte non li separi). E ci spiega – lui che di amori e disamori s’intende – perché il matrimonio tra Giorgia e Marine non s’ha da fare. Ed eccolo dunque l’uomo che incontriamo all’indomani della sconfitta alle elezioni legislative di Francia. Eccolo venirci incontro, con un calice di champagne, nel quartiere romano di Prati (all’incirca omologo del suo arrondissement parigino).

Eric, come sta?
«Posso dire che è stata una giornata difficile, ieri, quando su un sito belga ho visto i primi exit poll. Ho pensato a Marine, certo, ma non le ho scritto. Avrei potuto. Anche se sono convinto – conoscendo lei, la sua filosofia – che avrà bevuto un bicchiere e si sarà detta: “La vita inizia sempre domani”. In fondo, nonostante il ribaltone, Rn ha raddoppiato il numero dei deputati. Chiamatela sconfitta, ma siamo a due passi».

 

 

 

Bisognerà comunque aspettare il 2027 perle elezioni presidenziali. Ce la farà, secondo lei? O sarà l’ennesima vittoria rimandata? Cos’ha sbagliato Le Pen?
«Sbagliato? Fatico a vedere errori nella campagna elettorale e nell’opera di dédiabolisation cominciata molti anni fa. Io credo che riuscirà perché noi, in Francia, cantiamo, ridiamo, balliamo (e votiamo a sinistra) solo finché non abbiamo... la merde al collo. Quando tutto è perduto, scoppia la rivoluzione. Oppure arriva Jeanne D’Arc, che salva la nazione».

Le Pen come Giovanna d’Arco?
«Marine non ha sbagliato. Ha diviso i circuiti elettorali – legislativo e presidenziale –scegliendo l’uomo giusto: Jordan Bardella. Io l’ho conosciuto su una terrazza romana nel 2018».

Un vero bosseur. Un vero sgobbone, vuole dire.
«Sì. Giovane e gran lavoratore. Come Marion Maréchal e come la stessa Marine. Appassionante nella vita intima, amante del giardinaggio, frequentatrice del parrucchiere, eppure determinata in politica. Volitiva, senza pietà. Nel lavoro è peggio di un uomo».

Non dubitiamo, ma poiché siamo a Roma, poiché parliamo di destre, di donne e di buona volontà, il pensiero ci porta dritti a Meloni. Giorgia-Marine: un binomio possibile o un’intesa consumata da antiche ruggini?
«A questo proposito, come avrà capito, io non critico mai Le Pen e non do’ consigli (sarebbe inutile: decide sempre lei). Ma questo posso dirlo: con Meloni, Marine ha sbagliato. Ha commesso un errore a non esserci nei momenti bassi della sua parabola. Perciò credo sia difficile, oggi, costruire una vera amicizia politica. I rapporti internazionali crescono col tempo. Marine avrebbe dovuto aiutare Meloni quando nel 2013, alle Politiche, era al 2% o perlomeno quand’era al 4 nel 2018. Invece all’epoca non accolse la richiesta d’aiuto. Non solo, ma anche per questo a Meloni oggi Le Pen non interessa».

 

 

 

Anche se forse, nel tentativo di grattar via dal partito la crosta diabolica, le due si somigliano. Dédiabolisation, si diceva.
«Sì. Ed è un tentativo riuscito che continua, nel caso di Meloni. Perché quando militi è un conto. Ma, quando governi, attenui o elimini l’antieuropeismo. Lo stesso Rn, alla conquista dell’Assemblea, non punta certo sulla Frexit. Per il resto, sono due donne accomunate dal potere, e dunque capaci di sacrificare tutto: famiglia e sentimenti. I rapporti di Marine con la famiglia sono schizofrenici, ma la sua forza era affascinante, era bello essere suo marito. Dico solo che forse, magari una volta al mese, bisognerebbe prendersi una pausa. Anche Giorgia Meloni. Potrebbe andare ogni tanto ad Anzio o a Fregene... A riflettere».

Ma insomma, meglio Roma o Marine?
«Meglio Roma di Parigi, mettiamola così. Qui sono straniero, ma vivo bene lontano dalla mondialisation heureuse. Dai monopattini e dai 20.000 euro a metro quadrato. Impossibile abitare a Parigi senza essere ricchi. E si sa che i ricchi parigini votano a sinistra. È una città che somiglia a un’enorme Maria Antonietta. Non la reggo più».

 

 

 

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