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Emmanuel Macron, il Re Sole si è rivelato una sòla

Mauro Zanon
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Un trionfo per il Rassemblement di Marine Le Pen e di Jordan Bardella, ma soprattutto una Bérézina elettorale per il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron.

Dovevano essere le elezioni del «sussulto repubblicano», della Francia che si riuniva per sbarrare la strada agli «estremisti». E invece, potrebbe essere il voto che sancisce l’inizio della fine del macronismo, «un voto di sanzione», come lo ha definito persino François Bayrou, leader dei centristi del MoDem e principale alleato dell’inquilino dell’Eliseo. Il «momento di chiarificazione» – con queste parole Macron aveva definito lo scioglimento dell’Assemblea nazionale – ha permesso ai francesi di esprimere la loro sfiducia verso un presidente che non ha più il controllo del Paese, che dal 2022 governa senza maggioranza assoluta, che in Europa è considerato un leader sul viale del tramonto, e a Parigi si è rinchiuso nella sua torre d’avorio assieme a quelli che il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, ha definito “cloportes”, scarafaggi, ossia i suoi consiglieri, i membri del cerchio magico, quelli che lo hanno convinto a optare per la “dissolution kamikaze”, come ha scritto il settimanale Marianne.

 

 

 

La banda della “dissolution”, quella che ha portato all’accelerazione della caduta di Macron, è guidata dall’ex giornalista Bruno Roger-Petit, il “conseiller mémoire” dell’Eliseo, l’intellò che sussurra all’orecchio del presidente, dallo speech writer Jonathan Guémas, e dallo spin doctor Clément Leonarduzzi. «Non è un gabinetto nero, è un clan scollegato dal resto del mondo politico che prepara colpi di scena bevendo», ha sussurrato un conoscitore delle dinamiche dell’Eliseo a Marianne. Ma per un ex stratega di Macron sentito dal settimanale, la situazione che si è andata a creare è frutto anzitutto di una deriva personale del presidente: «Fino al 9 giugno, trovavo preoccupanti la sua solitudine, il lato iperpersonale del potere e l’esibizione da one-man show senza senso, motivati dal desiderio di mettersi in scena. Dovevamo vedere i segnali. Con lo scioglimento del governo, il punto di svolta è arrivato prima del previsto e la dimensione sadica del presidente sta davvero venendo a galla, anche se finora non era del tutto evidente». Sadico? Basti penare alla foto scattata la sera del 9 giugno da Soazig de La Moissonnière, la fotografa ufficiale di Macron, e pubblicata sul suo account Instagram, che ritrae Bruno Roger-Petit e Jonathan Guémas mentre correggono il discorso di scioglimento.

 

 

 

«L’unico a decidere quale foto pubblica Soazig de La Moissonnière tra le migliaia che scatta? Macron. La narrazione veicolata da queste foto è quella diretta del presidente. Quando si guardano le sue foto, si entra nella testa di Macron, è come se le avesse scattate lui stesso: sono i suoi selfie», ha aggiunto a Marianne un ex ministro.

Secondo un ex “mormone”, come erano soprannominati i fedelissimi che hanno costruito la vittoria di En Marche! nel 2017, la storia della dissoluzione è la storia dell’eclisse del macronismo: «Sulle rovine della straordinaria esperienza umana piena di promesse della campagna del 2017, si è verificata una selezione al contrario, dove i più intelligenti hanno lasciato per primi. Giscard una volta disse: “Ho iniziato il mio settennato con degli amici, l’ho finito con degli stronzi”. Ora abbiamo gli scarafaggi».

 

 

 

PROFONDO ROSSO

Di certo, chi governerà la Francia dopo il secondo turno delle legislative, troverà i conti pubblici in disordine. Le previsioni del governo Attal sul deficit al 3% entro il 2027 sono irrealizzabili, secondo agenzie di rating, Corte dei conti e Fmi: servono urgenti misure correttive e tagli drastici. Nel 2023, la Francia ha visto il suo deficit salire al 5,5%, cifra che ha spinto la Commissione europea a bacchettare Macron, invitandolo ad “agire nel 2024 e nel 2025” e a presentare “tempestivamente” il suo “piano fiscale strutturale a medio termine” con l’obiettivo di “limitare la crescita della spesa netta” e indirizzare “il debito pubblico su una traiettoria plausibilmente discendente”. Ieri sera, subito dopo l’esito del voto, Macron ha rilasciato queste dichiarazioni all’Afp: “L’alta affluenza al primo turno di queste elezioni legislative testimonia l’importanza di questo voto per tutti i nostri connazionali e il desiderio di chiarire la situazione politica. La loro scelta democratica ci obbliga ad agire. Dinanzi al Rassemblement national, è giunto il momento di una grande coalizione risolutamente democratica e repubblicana per il secondo turno”. Solo l’ammucchiata con le sinistre può prolungare la sua sopravvivenza all’Eliseo.

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