Marine Le Pen, dove ha preso quasi il 60%: il dato che terrorizza la sinistra
L'obiettivo di Marine Le Pen è conquistare il 50% dei francesi. Ma c'è una circoscrizione in cui il Rassemblement National ha già sfiorato sei voti su dieci al primo turno delle elezioni legislative: a Hénin Beaumont, la roccaforte dove la stessa Le Pen si è candidata all'Assemblea nazionale, RN ha raggiunto il 58,04%, con la leader che ha messo insieme 32mila 681 voti.
A conferma di come lo scenario transalpino sia sì ancora tripartito, ma sempre più polarizzato, come giustamente ha notato (con una punta di terrore) a In Onda su La7 l'ex premier ed ex segretario Pd Enrico Letta (parigino d'adozione), ci sono gli altri dati. Marine è finita nettamente davanti a tutti e alle sue spalle l'unica a tentare di tenere botta è stata la rivale del Nouveau Front Populaire Samira Laal. L'esponente del listone di ultra-sinistra che comprende France Insoumise di Melenchon, il partito socialista, quello comunista e i verdi ha ottenuto il 26,05% (14.666 voti), mentre restano le briciole per gli altri soggetti, dal partito di Macron (Dorian Lamy, candidato di Ensemble! si ferma ad appena al 7,58%, con 4.269 voti) ai gollisti Repubblicani (Michel Lanoya non va oltre il 4,75%).
Mai come in questa tornata elettorale risulta evidente come i liberali e i centristi (Macron oggi, ieri Giscard d'Estaing) siano ancora in campo ma sempre più marginali, mentre al posto dei "tradizionali" socialisti e gollisti, considerabili come espressione moderata di progressismo e conservatorismo, siano stati superati e sostituiti dalle ali, dagli estremi. Melenchon da un lato, la Le Pen dall'altro (con Zemmour e la sua Reconquete ridotti peraltro a percentuali da prefisso telefonico).
"La democrazia ha parlato", ha detto a botta calda la leader di RN, sottolineando come "il blocco macronista" sia stato "praticamente cancellato" dopo sette anni "di potere sprezzante e corrosivo". Il vecchio tic ad excludendum della politica francese contro la destra rimane: Macron e Melenchon sigleranno patti di desistenza circoscrizione per circoscrizione, con l'obiettivo di alzare barricate e superare al ballottaggio i candidati del Rassemblement, in modo da ottenere una risicatissima maggioranza in Parlamento e puntare a un governo di larghe intese. Resta da capire se, questa volta, l'appello allo "spirito repubblicano" sarà più forte del malcontento contro lo status quo che a destra, come a sinistra, ha guidato il voto degli elettori al primo turno.