Inghilterra, le femministe temono i laburisti: in nome del gender sacrificano le donne
Gli insegnanti iniziano a sudare quando devono usare i pronomi con gli studenti (sarà lui, lei o loro?); le policy aziendali per favorire la diversità sul posto di lavoro sono state controproducenti e, secondo un rapporto commissionato dal governo, uno spreco di denaro a danno dei lavoratori bianchi (e tanti saluti all’equità e alla meritocrazia); nuove leggi sulla transizione di genere danneggeranno le donne: le politiche britanniche per la diversità e l’inclusività sono la macchina che si ribella al suo creatore.
Ma con un malcelato masochismo o una perversa inesorabilità, i laburisti – pronti a transumare a Westminster, visto che i sondaggi indicano una vittoria di proporzioni storiche – assicurano che con loro al governo andrà peggio: il leader del partito dei lavoratori, Sir Keir Starmer, ha promesso che cambierà le attuali leggi che regolamentano la transizione di genere e Bridget Phillipson, candidata per il seggio di Houghton e Sunderland South, ha dichiarato che bisognerebbe insegnare ai bambini che esistono più di due generi perché «ci sono persone trans all’interno della società e la loro esistenza dovrebbe essere riconosciuta», consentendo di fatto l’insegnamento dell’ideologia di genere nelle scuole.
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Se non fosse bastato l’anti-endorsement della scrittrice J.K. Rowling tre giorni fa (ha dichiarato che faticherà a votare Starmer perché, con un comportamento «sprezzante e offensivo», ha «abbandonato le donne» preoccupate che i loro diritti vengano cancellati da quelli dei trans), ora è l’attuale ministro per le Pari opportunità Kemi Badenoch a mettere in guardia sui piani dei Labour: il loro programma elettorale prevede infatti di rivedere la norma che regolamenta il procedimento per il riconoscimento del genere.
Ad oggi, la legge prevede che le persone transgender debbano dimostrare di aver vissuto nel genere prescelto per almeno due anni e che le prove della transizione siano poi valutate da una commissione composta da medici e avvocati. Dopodiché, si può ottenere il certificato di riconoscimento di genere, un documento che dimostra il cambio di sesso. Secondo Starmer l’attuale sistema è «intrusivo e obsoleto» e va «modernizzato, semplificato e riformato»: non serviranno più due anni di carte né tantomeno una commissione dedicata, sarà sufficiente un medico specialista che faccia una diagnosi di disforia di genere.
SMANTELLANO LE PROTEZIONI
«L’attuale sistema è stato progettato per proteggere le donne e le ragazze», ha obiettato Badenoch, «le proposte dei Labour smantellano questo sistema di tutele e crea scappatoie per le persone in malafede che vogliono introdursi in spazi riservati alle donne. Ci mettono a rischio. I laburisti o non hanno mai capito o se ne fregano delle donne vulnerabili su cui ricadono le loro politiche». La scuola è altro motivo di scontro elettorale. Il governo di Rishi Sunak ha infatti stilato nuove linee guida sull’educazione sessuale: per evitare che agli studenti venga insegnato che esistono fino a 72 generi diversi (sic), per il sostegno ai bambini che pensano di essere transgender e alle loro famiglie, e per tutelare, anche legalmente, gli insegnanti che si rifiutano di usare i pronomi preferiti dagli alunni. Sempre Badenoch si è detta «molto preoccupata» che il Labour possa «cancellare il lavoro che abbiamo fatto sulle linee guida per le questioni di genere dei bambini» e anche i gruppi femministi hanno criticato le dichiarazioni della Phillipson.
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AFFERMAZIONI NON SCIENTIFICHE
Maya Forstater, amministratrice delegata del gruppo per i diritti delle donne Sex Matters, dice di aver accolto con favore le linee guida sull’educazione sessuale del governo Sunak perché allontanavano dalle scuole «affermazioni senza prove scientifiche come che tutti hanno un’identità di genere, che non esiste un genere biologico e che il sesso può essere cambiato». Sentire dire a Phillipson che si tratta solo di «guerre culturali è stato deludente», ha concluso Forstater. Sir Starmer è noioso, e lo dicono pure i suoi, così noioso che potrebbe essere un androide. Un ingranaggio della macchina dell’inclusività, che si rivolta contro coloro che l’hanno creata.
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