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Noa Argamani, il capo squadra Idf fa da scudo umano per salvarla e viene ucciso

Mirko Molteni
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La liberazione ieri di quattro ostaggi israeliani vivi nella Striscia di Gaza, da parte di commandos ebraici ha fatto ritrovare a Israele la fiducia nelle sue capacità speciali, che sembrava offuscata dall’attacco a sorpresa di quel tragico 7 ottobre 2023 da parte dei carnefici di Hamas.

Teatro dell’operazione, costata la vita di un militare, è stata Nuseirat, la cittadella di profughi palestinesi a metà della Striscia. Sono stati salvati Noa Argamani, 25 anni, Almog Meir Jan, 22 anni, Shlomi Ziv, 41 anni e Andrej Kozlov, 27 anni, tutti rapiti al festival musicale Nova. Noa era stata filmata il 7 ottobre mentre veniva portata via da un motociclista di Hamas. Jan è un tecnico che avrebbe dovuto iniziare un nuovo lavoro l'8 ottobre. Ziv e Kozlov, quest'ultimo cittadino russo, erano agenti di sicurezza al festival.

 

SEMI D’ESTATE
La liberazione è frutto di un lavoro d'intelligence assistito, secondo la CNN, dagli Stati Uniti. «Funzionari» sentiti dalla rete USA hanno rivelato, senza dettagli: «Una cellula americana ha sostenuto gli sforzi per salvare quattro ostaggi, collaborando con le forze israeliane». Di certo, dall’inizio del conflitto droni USA hanno volato su Gaza per aiutare Israele nella ricognizione, anche per la ricerca di ostaggi.

È la terza volta che Israele libera con la forza ostaggi vivi. Il 30 ottobre 2023 le forze speciali hanno salvato il soldato Ori Megidish e il 12 febbraio 2024 è toccato a Fernando Marman e Louis Har. Le difficoltà della guerra di Gaza, col nemico rintanato in ogni anfratto, accresce tali imprese. Il portavoce Daniel Hagari ha confermato che la preparazione del raid ha richiesto «settimane» ed è stata «fra le più complesse azioni mai condotte». L’operazione, detta “Semi d'Estate”, è stata autorizzata giovedì dal premier Benjamin Netanyahu e dal ministro della Difesa Yoav Gallant, che hanno mascherato con la lite politica con Benny Gantz la cancellazione di una riunione di governo, dovuta invece alla preparazione finale del raid.

Prima di colpire, il servizio di sicurezza israeliano Shin Bet e l'intelligence militare Aman si sono accertati che gli ostaggi fossero a Nuseirat, ma con la difficoltà che erano prigionieri in due edifici diversi distanti fra loro 200 metri. E il blitz era stato preparato costruendo modelli degli appartamenti che fingevano da prigione.

L’ora X è scattata alle 11.00 di ieri mattina. Il nerbo era formato da squadre speciali dello Shin Bet e da commandos Yamam, unità antiterrorismo della Magav, la polizia confinaria israeliana, che si sono mossi a bordo di veicoli civili, fingendosi rifugiati palestinesi. Hanno collaborato, con appoggio di fuoco, la 98° Divisione dell’Esercito, unità terrestri dell'Aeronautica e anche la Marina.

Anche se non menzionato, è stato importante, per l’afflusso di forze, il corridoio Netzarim, la strada militare che l’esercito ha aperto tagliando a metà la Striscia, dal confine fino al mare, e che passa appena a Nord di Nuseirat. Per evitare ritorsioni sugli ostaggi, i commandos hanno attaccato entrambe gli edifici nello stesso momento, con orologi sincronizzati al secondo. La liberazione di Noa è stata più liscia, mentre i combattimenti più pesanti si sono avuti all'altra casa.

Lì, mentre facva da scudo col proprio corpo agli ostaggi liberati, è stato ferito l'ispettore capo Arnon Zamora, dell'unità Yamam, morto poche ore dopo. Il disimpegno è stato difficile e un veicolo delle forze speciali è stato bersagliato da mitragliatrici e lanciarazzi RPG di Hamas. Truppe di rinforzo hanno aperto la via a una piazzola con un elicottero. Artiglieria e aerei bombardavano per coprire il ripiegamento.

Hamas ha accusato Israele d'aver causato molte vittime, fra miliziani e civili, con bilanci che di ora in ora raddoppiavano, prima «50 morti», poi «107», infine «210». Poi Gerusalemme rifà i conti e ridimensiona il totale a meno di 100». Gallant ha parlato di «una delle più eroiche azioni che ho visto in 47 anni». Netanyahu, visitati gli ostaggi all'ospedale Sheba Tel Hashomer di Tel Aviv, ha promesso: «Libereremo ogni ostaggio».

Per il premier, il successo ha un significato anche personale. Suo fratello maggiore Yonatan “Yoni” Netanyahu, colonnello delle forze speciali, morì a 30 anni nel raid di Entebbe del 1976, per la liberazione di 100 ostaggi. L'ufficio del premier israelianoo stima che resterebbero a Gaza 121 ostaggi. Fra gli obbiettivi c’è anche l'eliminazione dei maggiori vertici di Hamas presenti nella Striscia, a cominciare da Mohammed Deif, comandante militare delle brigate Ezzedin el Qassam e regista delle stragi del 7 ottobre, e Yahya Sinwar, maggior capo del movimento, probabilmente arroccati nella rete di gallerie sotto Rafah.

TERRORISTI DIMEZZATI
Le forze di Hamas, forti all'inizio del conflitto di 40.000 uomini, secondo stime di fine maggio dell'intelligence americana, sarebbero finora state debellate al 30-35%. Significa 12.000 morti, un terzo dei 36.000 morti totali a Gaza e in linea con le stime israeliane, ritenute positive, di «un terrorista morto ogni due civili», tasso reputato accettabile da Tel Aviv in una zona così popolosa.

Nelle ultime ore l'esercito ha proseguito la lotta a Rafah, comunicando: «Raid mirato su un complesso militare utilizzato dal battaglione Tal as-Sultan per addestrare terroristi di Hamas. Le truppe hanno eliminato i terroristi e localizzato grandi quantità di armi e tunnel». Anche a Deir El Balah e Bureiji «colpite dozzine di cellule terroristiche e un tunnel sotterraneo nascosto in una struttura civile».

 

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