Ebrahim Raisi "assassinato", Mosca prende posizione: ora può precipitare tutto
Il sospetto del "sabotaggio" e dell'assassinio politico. Qualcosa non torna sullo schianto dell'elicottero che stava riportando in patria in Iran il presidente Ebrahim Raisi, morto insieme ad altri importanti funzionari tra cui il ministro degli Esteri di Teheran Hossein Amir-Abdollahian. L'incidente letale al confine con l'Azerbaijan, insomma, potrebbe non essere un semplice "incidente".
Capire cosa si celi dietro alla scomparsa del leader ultra-nazionalista iraniano, come facilmente intuibile, determinerebbe anche le conseguenze sul Medio Oriente. Al momento, tenendo buona l'ipotesi dell'incidente, lo scenario regionale non dovrebbe subire particolari scossoni, sottolinea all'agenzia Nova l'analista geopolitico di origini iraniane, Nima Baheli. "Il panorama regionale, a mio parere, cambia poco. Ci sono due interpretazioni di questo incidente: una è che si sia trattato di un vero incidente dovuto al fatto che l'elicottero aveva più di 40 anni e che l'Iran, sotto sanzioni, probabilmente non poteva mantenere adeguatamente i suoi mezzi".
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D'altra parte - sottolinea Baheli -, è strano che, tra tre elicotteri, solo quello del presidente sia caduto. Questa prospettiva potrebbe far pensare più a un sabotaggio interno piuttosto che a un intervento esterno da parte ad esempio di Israele, che avrebbe provocato un'ulteriore escalation, non conveniente per nessuno".
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Le teorie cospirazioniste sono invece cavalcate, come prevedibile, da chi ha interesse a infiammare la regione. Il Gruppo Wagner, fondato da Evgeny Prigozhin (ex fedelissimo di Putin, golpista mancato e morto anch'egli in un incidente aereo con molte ombre) e oggi del tutto integrato nel sistema-Cremlino, parla espressamente di un Raisi "assassinato", alimentando le più cupe teorie cospirazioniste. Wagner lega la vicenda non all'opposizione interna di Teheran (oggetto della brutale repressione di Raisi fin dagli anni 80, quando si guadagnò la fama di "macellaio"), ma proprio alle mire di Israele che avrebbe organizzato un eclatante attentato come la più classica delle risposte "a distanza" dopo il primo storico lancio di missili deciso dal regime iraniano contro il territorio israeliano.
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A tal proposito, non a caso, è arrivata la smentita di un funzionario israeliano che a chiare lettere ha precisato come Israele "non sia coinvolto" nella morte di Raisi. Di segno opposto un altro fatto, per così dire "convergente". Il capo della polizia dell'Iran, Ahmad Reza Radan, ha smentito la notizia circolata oggi su X secondo cui sarebbe stato assassinato. In un discorso televisivo ripreso dai media iraniani, Reza Radan ha affermato che "la diffusione di questa voce è una cattiveria di Israele, e nella nostra opinione, la diffusione di questo tipo di notizie aumenta l'inimicizia" con lo Stato ebraico.
Il capo della polizia ha aggiunto: "I miei colleghi ed io siamo orgogliosi del fatto che un giorno potremo abbracciare il martirio. Smentisco completamente questa voce e ringrazio i miei amici e colleghi per la loro preoccupazione".