Covid e Wuhan, la giornalista Zhang Zhan scarcerata e sparita: mistero in Cina
Oggi doveva essere il giorno della liberazione della blogger cristiana di Shanghai Zhang Zhan rinchiusa da quattro anni in qualche carcere della Cina per aver documentato quanto stava succedendo a Wuhan alle prime notizie della pandemia di Covid-19 pubblicando un centinaio di video. Arrestata nel maggio 2020, era stata condannata con la classica accusa di “provocare litigi e creare problemi" usata dal Pechino contro dissidenti e attivisti per i diritti umani e trascorsi i quattro anni in carcere previsti dalla legge cinese sarebbe dovuta tornare a casa, ma di lei sembrano essere sparite le tracce.
In una nota diffusa da Free Zhang Zhan - che dalla Gran Bretagna ha tenuto accesi i riflettori sul caso della blogger detenuta - l'associazione ha confermato che non è arrivata nessuna conferma sul fatto che la donna abbia effettivamente lasciato il carcere e la preoccupazione degli attivisti per i diritti umani è che la sua privazione della libertà stia semplicemente continuando sotto un’altra forma. Anche Zhang Keke, l'avvocato che ha rappresentato Zhang Zhan durante il processo, ha detto al New York Time di non essere riuscito a contattare per tutto il giorno la madre della donna. E al giornale è arrivato un "no comment" dal carcere di Shanghai. Da parte sua Reporters sans frontières fa sapere di essere "preoccupata per le notizie di pressioni contro le persone vicine alla giornalista".
“Sappiamo che la famiglia di Zhang Zhan ha ricevuto un severo avvertimento a non rilasciare interviste ai media" confermano gli attivisti di Free Zhang Zhan. Anche le telefonate degli amici sono rimaste senza risposta. Uno di loro nei giorni scorsi è stato convocato dalla polizia per aver espresso l’intenzione di andare a prendere Zhang Zhan all’uscita della prigione insieme alla madre. Un'altra dell’Henan è stata intercettata in una stazione ferroviaria mentre cercava di recarsi a Shanghai; voleva salutare Zhang Zhan o almeno mostrarle solidarietà fuori dal carcere femminile, ma le è stato impedito di comprare il biglietto ferroviario”.
Quarant’anni, laureata alla Southwestern University di Chengdu, Zhang Zhan era un'avvocata a cui le autorità locali di Shangai avevano già sospeso la licenza a causa delle sue battaglie. Era già stata arrestata una prima volta nel settembre 2019 per aver marciato con un ombrello su Nanjing Road a Shanghai, a sostegno delle proteste di Hong Kong, poi, alle prime notizie della pandemia si era recata a Wuhan per raccontare quanto stava succedendo e dopo tre mesi di reportage era sparita e poi "ritrovata" in carcere. Ora è di nuovo sparita. È prigioniera in casa sua come accaduto a Chen Jianfang? Sarà detenuta in una struttura medica senza accesso alla sua famiglia, come capitato all'attivista dell’Hubei Yin Xu'an? Scomparirà forzatamente, come l'avvocato per i diritti umani Gao Zhisheng? Il silenzio, secondo gli attivisti inglesi, parla chiaro. "Esortiamo la comunità internazionale", è l'appello di Free Zhang Zhan, "a chiedere conto al regime comunista cinese della sua orrenda pratica di ‘detenzione morbida’ o di ‘non rilascio’ degli ex prigionieri politici".