Vladimir Putin, ecco l'ogiva con cui vuole distruggerci: le armi dello zar
Le esercitazioni russe con armi nucleari tattiche riportano l'attenzione sul vasto arsenale atomico di Mosca, il maggiore del mondo. Secondo dati aggiornati al 2024 dal Bulletin of American Scientists, la Russia disporrebbe di un totale di 5580 testate nucleari, di cui 4380 operative. Posto che le 1200 testate ritirate dal servizio potrebbero essere riattivate come riserva, sui numeri non c'è certezza, dato il rafforzamento varato dal ministro della Difesa Sergei Shoigu. Per confronto, gli Usa schierano 3700 testate operative, ma ne hanno altre 1900 disattivate.
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Il vantaggio russo è importante nel settore delle testate tattiche, ovvero quelle atomiche di potenza relativamente limitata il cui uso è possibile sul campo di battaglia per colpire divisioni corazzate o di fanteria, oppure avamposti e retrovie logistiche. Il loro raggio di distruzione può misurare da poche centinaia di metri a 2-3 km. Viceversa, le armi strategiche, spesso con portata intercontinentale, spazzano via tutto in un raggio da 5 a 30 km e sono concepite per colpire il territorio nazionale avversario distruggendo città, popolazione o infrastrutture.
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Le forze nucleari strategiche russe sono state per molto tempo grossomodo pari a quelle americane perché regolate dal trattato New START, in vigore fra USA e Russia dal 2011 e rinnovato nel 2021 fino alla prevista scadenza del 2026. Pone a ognuna delle due potenze un limite di 700 vettori dispiegati, fra missili e bombardieri, e 1550 testate. Il presidente russo Vladimir Putin ha sospeso da febbraio 2023 l’applicazione del trattato, senza però uscirne. Il divario nelle testate strategiche fra le due potenze era limitato, con 1549 russe e 1421 americane. Al marzo 2024, tuttavia, il Bulletin of American Scientists ha stimato che i russi potrebbero arrivare a 2822 testate strategiche, comprendendo missili lanciati da terra, da sottomarini e da bombardieri. Stima dovuta al fatto che i missili balistici, sia russi sia americani, possono imbarcare più di una testata, secondo il sistema MIRV (veicoli di rientro nell'atmosfera multipli a bersaglio indipendente).
Poiché non consentono più ispezioni americane alle loro basi, causa il conflitto in Ucraina, i russi potrebbero aver aumentato la produzione di testate. Un tipico missile strategico russo, l'RS-24 Yars, ha una gittata di 12.000 km e può portare da 3 a 6 testate di potenza medio-alta, fra 300 e 500 kilotoni l'una, laddove un kilotone equivale alla forza esplosiva di 1000 tonnellate di tritolo.
La testata ipersonica Avangard, che può essere portata in numero di tre dal missile RS-28 Sarmat, avrebbe una potenza fino a 2 megatoni, ovvero 2000 kilotoni. La bomba di Hiroshima sviluppò solo 12 kilotoni, per cui le bombe strategiche sono molte volte più devastanti. Le armi strategiche fungono da deterrente per scoraggiare uno scontro diretto a lungo raggio Russia-America. Quelle tattiche hanno invece lo scopo di alzare a livelli inaccettabili il prezzo di uno scontro Nato-Russia sul continente europeo.
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DOTTRINE A CONFRONTO
Le circa 3000 testate tattiche russe, con potenze fra 5 e 100 kilotoni, possono essere portate da vari vettori. Alcune sono sganciabili da aerei come i Sukhoi Su-25 che la Russia ha schierato anche in Bielorussia, sui confini con l'alleanza. Altre possono essere contenute in granate d'artiglieria o equipaggiare missili da 400 km di gittata come gli Iskander, spesso usati in Ucraina con testata convenzionale. Di armi nucleari tattiche la Nato dispone in quantità molto inferiore. Ci sono circa 200 bombe americane aviolanciate B61 in Europa, di cui fra 40 e 70 nelle basi italiane di Ghedi e Aviano. Anche sommando gli arsenali di Francia e Gran Bretagna, circa 550 totali, di cui però molte strategiche, la Nato schiera assai meno nukes tattiche. L'accento posto dai russi sulle testate tattiche riflette la loro dottrina militare che tende ad abbassare la soglia di passaggio dai combattimenti convenzionali a quelli con armi atomiche. Come nella Guerra Fredda, una fragile stabilità fa leva sulla paura dell'Apocalisse.