Pedro Sanchez sfrutta le deboli accuse per rilanciarsi
Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez ha «deciso di continuare alla guida del governo di Spagna». E «con più forza», ha comunicato a re Felipe VI e alle Cortes, dopo una “pausa di riflessione” di cinque giorni in cui si era appartato dalla vita pubblica, in seguito a una campagna «senza precedenti» mossa contro sua moglie, Begoña Gómez, diretta a suo dire «a distruggere lui e il suo governo». «Questo non riguarda il destino di un dirigente particolare. Si tratta di capire che tipo di società vogliamo essere. Il nostro paese ha bisogno di questa riflessione”, ha detto Sanchez.
C’è un evidente parallelo col vicino Portogallo, dove il primo ministro António Costa era stato costretto alle dimissioni per un importante scandalo di corruzione e appalti fraudolenti all’interno del governo, che ha portato non solo all’arresto di molti individui, ma anche alla messa sotto indagine di molti altri, tra cui anche lo stesso premier. Poi in realtà lui personalmente era estraneo, e si era trattato soltanto di un caso di omonimia. Ma intanto Costa aveva deciso il suo ritiro irrevocabile dalla scena politica, con elezioni anticipate che i socialisti hanno perso. Sánchez ha invece deciso di dare battaglia. Con toni che in Italia possono evocare i tempi del socialista Craxi, ma per ora con più fortuna.
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«Da troppo tempo abbiamo lasciato il fango contaminare la nostra vita politica», ha aggiunto il premier socialista, che nel suo messaggio istituzionale non ha fatto riferimento a un’eventuale mozione di fiducia sul suo governo di coalizione progressista.
L’inchiesta era partita sulla base della denuncia di presunta corruzione e traffico di influenze mossa da Manos Limpias: un sindacato di funzionari pubblici che ha preso il nome dalle “Mani Pulite” italiane, che in realtà ha solo 6.000 iscritti e una attività minima, e quasi tutta consistente in una gran quantità appunto di denunce che presenta a getto continuo. Stavolta aveva appunto preso di petto la moglie del primo ministro, che mercoledì su X aveva postato una lettera alla cittadinanza di quattro pagine in cui annunciava appunto la pausa di riflessione. «Mi urge rispondere alla domanda se vale la pena, nonostante il pantano nel quale l'estrema e l’estrema destra pretendono di trasformare la politica. Se devo proseguire alla guida del governo o rinunciare a questo grande onore», vi aveva scritto. «Non arrossisco a dirlo, sono un uomo profondamente innamorato di mia moglie, che vive con impotenza il fango che gettano quotidianamente su di lei», aveva aggiunto.
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Durante il fine settimana aveva ricevuto manifestazioni di appoggio sia dal Comitato Federale del Psoe che da migliaia di manifestanti. Ha ringraziato «per le manifestazioni di solidarietà» e ha assicurato che la sua decisione di restare rappresenta «un punto e a capo», per «esigere una resistenza incondizionata» contro la macchina del fango mossa dalle destre e «porre il focus sulle vittime e non sugli aggressori». «Questa campagna di discredito non terminerà, ma possiamo vincerla», ha concluso.
Intanto, è stato annunciato che il 18 e 19 maggio sarà in visita in Spagna il presidente argentino Javier Milei. Non vedrà però né il re né il primo ministro, visto che parteciperà invece a un evento elettorale di Vox.