Strage a Mosca, Zakharova accusa gli Usa: "Una prova di per sé"
Guerra e propaganda. Si torna sempre in Russia, dove in seguito all'attentato alla Crocus City Hall di Mosca dello scorso venerdì abbiamo assistito al florilegio di accuse mosse dal Cremlino in giù contro Ucraina, Stati Uniti e Gran Bretagna, considerate le "mani" dietro alla strage costata la vita a 140 persone. Il tutto in barba alla doppia rivendicazione piovuta dall'Isis-k.
Indicazioni circa la presunta responsabilità dell'Occidente sono arrivate da tutti i principali media, in sostanza anche da Vladimir Putin sin dal suo primo discorso il giorno successivo all'attacco, dunque dal direttore del Fsb e da Nikolai Patrushev, il più fidato dei fidati dello Zar.
Ora, al coro, si aggiunge anche Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri, che già a ridosso dell'attacco aveva puntato il dito contro Washington per il fatto che gli Usa, immediatamente, scacciarono ogni ipotesi circa un loro coinvolgimento. Zakahrova, in buona sostanza, reitera le tesi già espresse, maramaldeggiando sul fatto che "gli Stati Uniti hanno attribuito precipitosamente la colpa dell'attacco al Crocus City Hall al gruppo terroristico Stato islamico, anche se l'evento era ancora in corso"
Così la portavoce intervenendo a Radio Sputnik, dove ha rimarcato come "il fatto stesso che nelle prime 24 ore dopo l'attacco gli americani abbiano iniziato a gridare che non si trattava dell'Ucraina credo sia una prova incriminante. Non posso classificarlo altrimenti: è una prova di per sé", ha affermato.
E ancora: "Il secondo fatto da notare riguarda il clamore da parte degli Stati Uniti secondo cui l'attacco fosse sicuramente opera dell'Isis". "Naturalmente, la velocità con cui sono riusciti a giungere a conclusioni così dirette è sorprendente. Ci sono volute solo poche ore per prendere un microfono, accendere le luci, convocare la stampa e trarre una conclusione su chi è responsabile di questo attacco terroristico terribilmente sanguinoso", conclude Zakharova.