Polonia, "riaprire i bunker" e soldati al confine: si teme l'attacco di Mosca
Donald Tusk ha preso sul serio gli allarmi dei servizi segreti su un possibile attacco di Vladimir Putin in Europa nei prossimi tre anni. Del resto solo ieri, domenica 24 marzo, un missile russo ha violato lo spazio aereo polacco e il rischio "incidente" si fa sempre più concreto.
Il primo ministra ha quindi deciso di mantenere l'impegno del suo predecessore di investire nella spesa militare, oltre 2% promesso dai paesi Nato, il 4 per cento. Come rivela Tomasz Orlowski, ex ambasciatore in Italia e in Francia, a La Repubblica, Tusk punta sulla "sicurezza dei civili". "Con i governi precedenti l’accento era su aspetti visivi come le parate militari", spiega, "ora l’aspetto militare continua a essere importante ma c’è anche un’attenzione nuova, rilevantissima per la protezione della società civile".
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Il ministero dell'Interno ha annunciato come prima cosa la risistemazione dei vecchi bunker e la realizzazione di nuovi rifugi per garantire "il 50% della popolazione", "anche in luoghi pubblici o di lavoro come aeroporti, stazioni, fabbriche e uffici. E una quota dei nuovi edifici che saranno costruiti d’ora in poi dovrà prevedere automaticamente luoghi per garantire riparo da guerre o catastrofi".
Saranno poi mantenute le "Guardie territoriali". "Sono civili che si addestrano volontariamente e che il premier ha già detto di voler mantenere. L’obiettivo è quello di creare una brigata per ognuno dei sedici voidovati". In tutto si tratterebbe di circa 30mila uomini.
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Da parte sua la Nato, dopo l'attentato a Mosca, teme una "provocazione" di Putin in uno dei Paesi membri al confine con la Russia e ha innalzato l'allarme. Da tempo aveva deciso di rafforzare i confini orientali spostando truppe in particolare in Polonia, Romania e Bulgaria. Ora "ci potrebbe essere una accelerazione e una intensificazione".