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Germania, il piano per "curare" i giovani di destra: trattati come malati di mente
La solitudine? Ti fa diventare di estrema destra, populista e complottista. È questo, in nuce, il messaggio tramesso dallo studio Extrem Einsam (estremamente soli), parte del progetto Kollekt finanziato dal ministero della Famiglia tedesco. Uno studio secondo cui esistono legami tra l’essere soli e la tendenza a votare per la destra radicale. «Non si tratta di connessioni causali, c’è una correlazione», ha dichiarato a Deutsche Welle la sociologa Claudia Neu, tra le autrici dell’inchiesta. Le persone che sperimentano la solitudine per molto tempo iniziano a percepire il mondo in modo più negativo, come più oscuro e minaccioso: si fidano meno degli altri, ma anche del loro ambiente e delle istituzioni democratiche.
SENSO DI COMUNITÀ
Un vero problema, secondo Neu, perché la democrazia prospera sulla partecipazione, e il sostegno alla democrazia dipende da quanto una persona si sente legata alla società nel suo complesso. «Il desiderio di comunità è ovviamente ancora molto forte, è profondamente radicato in noi il fatto che non riusciamo a sopravvivere bene senza gli altri», ha spiegato Neu, prima di aggiungere: «I partiti populisti o estremisti di destra offrono un senso di comunità e allo stesso tempo questa narrazione di paura: “Unisciti a noi, così farai parte della nostra comunità”». Per il gruppo di ricercatori, più si è soli più si è inclini ad atteggiamenti anti democratici: tendenza al populismo, credenza nelle teorie del complotto, atteggiamenti autoritari e approvazione della violazione delle regole politiche e della violenza.
Sul tema, è intervenuta anche la ministra della Famiglia tedesca, Lisa Paus, del partito dei Verdi, che ha definito la solitudine una delle questioni più urgenti della nostra epoca, non solo per i rischi per la salute ad essa associati, malattie cardiache, ictus, demenza e depressione, ma anche perché indebolirebbe la coesione sociale e sarebbe una minaccia per la democrazia. La solitudine in Germania è senza dubbio un grave problema di società, una pandemia silenziosa da prendere sul serio. Secondo gli ultimi dati dell’Ufficio federale di statistica tedesco, una persona su sei di età superiore ai 10 anni si sente spesso sola, ovvero circa 12,2 milioni di persone. E le statistiche sono ancora più inquietanti se ci si focalizza sui giovani nella fascia d’età tra i 18 e i 29 anni: un quarto di essi dice di sentirsi spesso solo. Tuttavia, secondo Björn Milbradt, sociologo
RADICALISMO WEB
«Oggi si ha l’impressione che i giovani stiano diventando sempre più radicali. Ma invito alla cautela. Ci sono sempre stati movimenti giovanili radicali o estremisti», ha detto Milbradt a Deutsche Welle, riferendosi all’ondata di violenza estremista di destra che si è verificata dopo la riunificazione della Germania all’inizio degli anni Novanta e al movimento studentesco nella Germania dell’Ovest del 1968. Come sottolineato da Milbradt, la ricerca dimostra che la probabilità che un giovane si radicalizzi dipende da molteplici fattori, non solo dalla solitudine. Il background socio-economico, una vita familiare instabile, una scarsa capacità di pensiero critico ed esposizione ad atteggiamenti misantropici: ognuno di questi elementi può contribuire all’estremizzazione delle opinioni personali. «Non c’è un solo fattore.
Credo sia molto importante sottolinearlo, perché nel dibattito pubblico si tende spesso a considerare la radicalizzazione in modo unidimensionale, ovvero che TikTok sia uno dei principali fattori di radicalizzazione dei giovani», ha aggiunto il sociologo del German Youth Institute, specificando che le persone «sono particolarmente radicalizzate da TikTok se hanno già una ricettività verso certe ideologie o atteggiamenti denigratori». Secondo Milbradt, affrontare la piaga della solitudine è soltanto una delle soluzioni necessarie per evitare derive estremistiche, accanto all’educazione politica e civica nelle scuole, la consapevolezza del passato nazista e il senso di responsabilità nel processo democratico.