Donald Trump, l'ultima balla sul tycoon: "Un ammiratore di Hitler"
Contro Donald Trump, ex presidente degli Stati Uniti, favorito secondo i sondaggi per diventarlo nuovamente alle Presidenziali di novembre, ogni colpo basso è permesso: anche estrapolare alcune frasi di conversazioni private (peraltro solo riferite) risalenti ai tempi del suo mandato e riportarle sotto i riflettori per demonizzarlo, invece di combatterlo sul piano delle idee. A riattivare la macchina del fango contro il candidato repubblicano, vincitore la scorsa settimana del Super Tuesday, è Jim Sciutto, analista e anchorman della Cnn, che nel suo libro “The Return of Great Powers” (“Il Ritorno dei Grandi Poteri”), in uscita oggi, ha raccolto per l’appunto alcune rivelazioni degli ex consiglieri di Trump. Tra queste quelle di John Kelly, che è stato capo dello staff del leader repubblicano.
«Mi disse: “Beh, ma Hitler ha fatto diverse cose buone”. “Cosa? ”, gli rispondo io. “Beh, ha ricostruito l’economia”»: questo avrebbe affermato Trump nel corso di una conversazione privata con Kelly. Quest’ultimo gli avrebbe poi detto: «Cosa fece però dopo aver ricostruito l’economia? La rivoltò contro il suo stesso popolo e contro il mondo. E dissi: “Signore, non puoi mai dire nulla di buono sudi lui, niente”». Secondo la testimonianza di Kelly, il fascino di Trump verso il dittatore nazista, che architettò lo sterminio di sei milioni di ebrei, andrebbe ben oltre il riconoscimento dei meriti economici: includerebbe anche la sua personalità e il metodo di gestione del potere. In un’altra conversazione con Kelly, Trump si sarebbe infatti soffermato sulla capacità fuori dal comune di Hitler di assicurarsi la lealtà dei ranghi più alti dello Stato. «Mi chiedeva dei problemi di lealtà, e quando gli feci notare che i generali tedeschi come gruppo non gli erano fedeli e che anzi avevano tentato di assassinarlo alcune volte, lui non lo sapeva» ha riportato Kelly, prima di aggiungere: «Credeva davvero che noi generali saremmo stati leali e che avremmo fatto tutto ciò che lui voleva».
Corsa alla Casa Bianca, occhio ai colpi di scena: cosa può accadere
Dopo la rottura con Trump, come molti altri ex consiglieri, l’ex politico e militare statunitense, segretario della Sicurezza Interna prima e capo di gabinetto della Casa Bianca, si è “pentito” ed ora è impegnato a mettere in guardia l’opinione pubblica americana contro «i pericoli» di un secondo mandato trumpiano. «È difficile credere che Trump si sia perso l’Olocausto e i 400mila soldati americani uccisi nella Seconda guerra mondiale in Europa», ha confessato ancora a Jim Sciutto l’ex generale. «Ma c’entra soprattutto la questione dell’uomo forte», ha aggiunto. È evidente che le frasi di Trump- sempre che le abbia effettivamente pronunciate - siano a dir poco scivolose, poiché l’orrore indicibile del nazismo cancella qualsiasi possibilità di analisi lucida su questioni come quelle economiche, ma lascia alquanto perplessi la tempistica di queste rivelazioni. A Trump, secondo altri “pentiti” con cui ha parlato l’anchorman della Cnn, piaceva molto anche il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, che proprio ieri si trovava negli Stati Uniti per un tour conservatore, durante il quale ha incontrato prima l’ideologo del trumpismo, Steve Bannon, poi il candidato repubblicano in persona. «Non c’è nessun leader migliore o più smart di lui: è un leader fantastico», avrebbe detto l’ex inquilino della Casa Bianca del premier magiaro.
Il dittatore nordcoreano Kim Jong-un e il presidente russo Vladimir Putin? Due «ragazzi a posto». Secondo l’ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, John Bolton, anche il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, suscitava una grande ammirazione: «Vede se stesso come un “big guy” e vuole avere a che fare con altri “big guy”. Gli piace avere a che fare con altri tipi così, tipi come Erdogan in Turchia che può mettere qualcuno in prigione a suo piacimento senza dover chiedere il permesso a nessuno. Sono queste le cose che gli piacciono».
Per Steven Cheung, portavoce della campagna elettorale di Trump, John Kelly e John Bolton sono tormentati da Trump a livello patologico e avrebbero «bisogno di un aiuto da parte di un professionista».
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