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Vladimir Putin, la grande paura sul voto del 17 marzo: perché teme l'astensione

Vladimir Putin

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I russi non fremono certo per andare a votare. Sanno già che toccherà ancora a Vladimir Putin che ha pure cambiato la Costituzione per ottenere il terzo mandato consecutivo (sui cinque totali) e restare così al potere.

Ma lo zar teme molto l'astensione. Il presidente russo infatti non solo vuole essere eletto ma vuole "un risultato storico, una cifra alta che abbia il suono di una proclamazione", "vuole una percentuale che copra questi giorni di lutto, che spazzi via i fiori dalla tomba di Navalny", riporta il Foglio. Putin vuole una affluenza record, vuole alle urne l'80 per cento degli elettori. 

 

 

E per raggiungere il suo obiettivo lo zar punta tutto "sui dipendenti statali, che sono anche quelli che vengono mandati a presenziare agli eventi pubblici del presidente, agli stadi, durante i comizi. Si fa conto che ognuno non soltanto dimostri la sua fedeltà nelle urne andando a votare, ma porti con sé familiari e amici: deve essere un movimento, non soltanto un voto", si legge. 

Inoltre in Russia è molto utilizzato il voto elettronico, il "deg". Questo sistema è attivo in ventinove regioni russe e sicuramente "aiuta le autorità a ottenere più affluenza" anche se ai russi non piace perché sono convinti che sia uno strumento nelle mani del presidente.

 

 

"La Russia è parsa rassegnata, addormentata o complice delle colpe del suo presidente, pochi credono che cambierà, pochi ritengono che le file al funerale di Navalny diventeranno l’inizio di una pressione sul potere", si scrive nell'articolo.

Nulla quindi cambierà le cose: il 17 marzo i russi - molti o pochi che siano - andranno al voto e Putin sarà rieletto. E "non sarà l’affluenza bassa a cambiare la situazione: anche perché il voto elettronico è stato pensato come paracadute affinché ogni voto sembri un successo nonostante il dissenso".

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