Giorgia Meloni, retroscena: pronta a volare a Kiev, l'obiettivo del premier
Giorgia Meloni a Kiev tra tre giorni, già il 24 febbraio? La tentazione della premier è forte. A palazzo Chigi si limitano a dire che al momento nulla del genere è previsto e che, anche se la data fosse quella, mai la comunicherebbero prima. Dietro al riserbo ci sono ragioni di sicurezza, comuni a tutti i leader internazionali. Di certo c’è che la presidente del consiglio intende andare quanto prima nella capitale ucraina, che sabato cade il secondo anniversario dell’inizio dell’invasione russa e che in quello stesso giorno, non per caso, si terrà la prima riunione dei capi di Stato e di governo del G7 nel 2024. L’anno in cui il gruppo dei “sette grandi”, cui appartengono anche Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti, è guidato dall’Italia.
Insomma, gli ingredienti per una sorpresa della premier ci sono, e sarebbe anche un’ulteriore risposta a Vladimir Putin, che ieri, con l’intento evidente di creare polemica a Roma, ha detto che l’Italia è «sempre stata vicina» alla Russia: un’uscita che a palazzo Chigi non ritengono meritevole di replica diretta, e che bollano come un episodio del «solito ping pong propagandistico che va avanti da mesi». Il viaggio a Kiev sarebbe la seconda replica che il capo del Cremlino riceverebbe dal governo italiano nel giro di poche ore, visto che Antonio Tajani ha fatto convocare per oggi l’ambasciatore russo in Italia, Alexei Paramonov, in merito alla morte in carcere di Alexei Navalny. In ogni caso, che Meloni parta o no, di messaggi al Cremlino il G7 “italiano” ne invierà parecchi.
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FINCHÉ SARÀ NECESSARIO
«We stand by them until necessary», staremo accanto agli ucraini finché servirà: è questa la formula “tradizionale” che ripetono gli alleati dell’Ucraina e che Meloni ribadirà insieme agli altri leader nel vertice di sabato. Vertice che avrà un unico obiettivo politico, spiegano le fonti diplomatiche di palazzo Chigi che seguono il dossier: «Smentire la falsa narrativa di un Occidente stanco». Al netto delle sorprese che potrebbe fare la presidente del consiglio italiana, la formula prevede che i capi di Stato e di governo dei sette si riuniscano in videoconferenza, e che l’incontro si apra con un collegamento con Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino parlerà per circa mezz’ora, dopo l’introduzione di Meloni, farà il punto sulla situazione, dirà quello che gli serve e poi si scollegherà. I leader occidentali, a quel punto, avranno un’ora per confrontarsi tra loro su cosa fare, e al termine il presidente della seduta, ossia Meloni, tirerà le conclusioni. Sarà inevitabile che la discussione cada anche sull’assassinio di Navalny, definito dagli esperti di palazzo Chigi «un segno di debolezza del regime». Ed è molto probabile che, “fuori sacco”, si parli pure della guerra di Israele contro Hamas e della situazione degli ostaggi israeliani.
La dichiarazione congiunta che i leader sottoscriveranno al termine del vertice, però, riguarderà solo la Russia e l’Ucraina. La sostanza è stata già definita dai sette governi, d’intesa con la commissione di Bruxelles: siccome a Mosca credono che l’Occidente sia demotivato e sul punto di mollare, e la stessa cosa va ripetendo la propaganda dei simpatizzanti di Putin in Europa, sabato sarà annunciato un nuovo inasprimento delle sanzioni. L’obiettivo, viene spiegato, stavolta sarà quello di «chiudere i canali di finanziamento» diretti verso Mosca e quelli «dell’uscita dei carichi energetici dalla Russia verso Stati terzi»: in altre parole, verranno colpite le società e le banche che consentono al regime di Putin di proseguire, tramite triangolazioni, il commercio del greggio e del gas con l’Occidente.
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IL GIORNO DI PARAMONOV
L’Unione europea ha già stanziato per l’Ucraina un fondo di almeno 21 miliardi di euro nel 2024 e il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, vuole convincere il congresso di Washington a varare un pacchetto ancora più robusto. Nel momento più difficile per l’Ucraina, mentre l’esercito russo avanza nella regione meridionale di Zaporizhzhia, Zelensky può contare su questo, e sul fatto che il leader europeo più determinato ad aiutarlo, Meloni, è presidente di turno del G7. È d’intesa con lei che Tajani ha fatto convocare per oggi Paramonov, che sarà ricevuto da un direttore generale della Farnesina. «Vogliamo capire cosa è successo, se ci sono delle responsabilità, quando verrà restituito il corpo alla famiglia, insomma vogliamo fare chiarezza», dice il ministro degli Esteri. «Non tocca a noi interferire nella vita politica degli altri Paesi», spiega, però «quando si tocca la libertà, quando gli oppositori finiscono in carcere e muoiono, o perché uccisi o perché portati alla morte, e si dubita che ci sia qualcosa che non va, noi abbiamo il dovere di difendere la libertà e la democrazia».
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