Russia, Iran e Cina: l'Occidente sotto attacco da tre diversi fronti
Caro direttore, l’Occidente (Usa, Ue e Israele) è sotto attacco, fondamentalmente da tre Stati: la Russia del dittatore ultra nazionalista Putin, l’Iran degli Hezbollah, la Cina comunista -imperialista -capitalista. Nel mirino: i valori di libertà dell’Occidente e la liberaldemocrazia. Proprio sulla liberal democrazia la Russia e la Cina hanno recentemente firmato insieme un documento. La Russia e l’Iran procedono per via militare, a sua volta l’Iran sostiene con droni sia la Russia sia i terroristi di Hamas. La Cina ha investito molti Paesi, in primo luogo l’Africa con le procedure tipiche dell’imperialismo economico mentre si riserva l’opzione militare nei confronti di Taiwan, nei confronti della quale mette in campo già da adesso una ricostruzione storica del tutto falsata perché mai quest’isola ha fatto organica parte della Cina.
Sia nel caso della Ucraina che in quello di Israele l’attacco è stato scatenato in forma indubbia dalla Russia e da Hamas. Per quello che riguarda la Striscia di Gaza bisogna fare i conti con uno snodo decisivo che riguarda anche le mozioni approvate alla Camera in cui si auspica la cessazione dello scontro armato nella prospettiva di due popoli, due Stati. E qui casca l’asino. Come si può realizzare la formula due popoli due Stati se non si sradica Hamas da Gaza? Non a caso il 7 Ottobre è stata posta in essere una strage perversa dai terroristi di Hamas contro gli israeliani in quanto ebrei. Non una azione di guerriglia contro l’esercito israeliano ma contro la popolazione civile con un ulteriore elemento di gravità: a scapito delle donne israeliane prima stuprate e poi uccise, con una esibizione voluta, su cui le femministe italiane e l’Onu preferiscono sorvolare.
Determinante anche Putin che ha fatto ricevere per la prima volta Hamas al Cremlino. Anzi, secondo alcuni osservatori, nella notte del 6-7 è avvenuto un accecamento del sistema cibernetico israeliano che può essere realizzato solo da gente sofisticata come gli hacker russi. Nel corso di questi anni Hamas ha stabilito sui 2 milioni dei palestinesi di Gaza una ferrea dittatura, ha usato tutte le risorse provenienti da Onu, Ue e strutture umanitarie per costruire un sistema di tunnel funzionali al lancio di droni e di operazioni terroristiche contro Israele. Hamas si è costruito un doppio scudo umano, i 2 milioni di palestinesi e gli ostaggi israeliani. Orbene, quando si dice che Israele ha esagerato nella risposta militare non si fa i conti con il fatto che Hamas sta usando ospedali, ambulanze, palazzi come copertura e come scudo. Qui ritorniamo alla questione fondamentale da noi sottolineata: qualcuno ci deve spiegare come è possibile realizzare due popoli e due Stati se non si mette Hamas in condizione di non nuocere.
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A questo interrogativo non risponde certo la mozione approvata ieri l’altro dalla Camera. Detta brutalmente, è forte l’impressione che il Parlamento italiano stia cercando di fare il pacifista con la vita degli altri, cioè degli israeliani e dei palestinesi che non si riconoscono in Hamas. Infatti con la formula approvata in Parlamento l’unico sbocco reale ipotizzato è costituito da una tregua provvisoria che ci auguriamo sia accompagnata almeno dal recupero degli ostaggi, con la fortissima possibilità che si continui con uno status di guerriglia in una parte almeno della Striscia di Gaza. Il fatto è che l’Occidente è sotto attacco mentre gli Usa sono in campagna elettorale con due candidati alla Presidenza che entrambi suscitano molte perplessità a osservatori oggettivi.
Trump è il più inquietante: nel 2016 vince le elezioni anche grazie agli hacker russi schierati contro la Clinton, poi manifesta il suo distacco da Nato e Ue, e quando nel 2020 perde, cerca di realizzare una variante di un colpo di Stato. Il mondo deve al vicepresidente Pence se quel tentativo eversivo è stato bloccato e se negli Usa non è scoppiata una guerra civile. Malgrado ciò, Trump ha mantenuto un notevole consenso ed è in corsa con possibilità di vittoria, ha esplicitamente messo in evidenza la sua perversa connessione con Putin bloccando finora l’invio di armi in Ucraina, e poi manifestando la sua intenzione di mettere in questione il ruolo della Nato.
Biden finora ha protetto sia l’Ucraina sia Israele ma lo ha fatto in modo incerto e per quello che riguarda Israele sempre più contraddittorio. Se la controffensiva dell’Ucraina è stata bloccata ciò è avvenuto anche perché gli Ucraini non sono stati dotati degli armamenti indispensabili per condurre una offensiva e anche per difendersi dalla controffensiva russa. È forte l’impressione che Biden sia molto condizionato dalla vicenda elettorale e dalla esigenza di non perdere voti dal lato degli arabi americani e di uno spicchio di democratici tutt’altro che favorevoli da sempre ad Israele. Il quadro è dunque assai preoccupante: l’Europa attuale deve fare un salto di qualità e avere la capacità di arrivare ad una politica estera e della difesa comune. In questi giorni si parla solo di Gaza, Israele, del popolo palestinese: è stata dimenticata l’Ucraina. Ma noi non dimentichiamo che l’Ucraina è stata in modo inevitabile oggetto di una infame aggressione. Francamente quando i pacifisti italiani, da Conte a Fratoianni con appendici nel Pd ci dicono che per arrivare alla pace non bisogna più mandare armi alla Ucraina è evidente che si tratta di putinisti mascherati che provocano in noi un senso profondo di ribrezzo.
*On. Presidente di ReL Riformismo e Libertà