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Ilaria Salis, il memoriale dal carcere: "Costretta a indossare i tacchi. Capelli e plastica nel piatto"

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"Trattata come una bestia". Arriva dal TgLa7 di Enrico Mentana il memoriale di Ilaria Salis sulle prigioni ungheresi, dove si trova da quasi un anno. L'attivista antifascista è in cella perché coinvolta nell'aggressione di due esponenti di estrema destra e rischia una condanna fino a 24 anni. Le autorità di Budapest hanno respinto le accuse dell'italiana, ma la situazione è assai complicata. 

"Mi trovo tutto il tempo in una cella minuscola e senza aria, tra gli scarafaggi, il vitto scarso, senza possibilità di comunicare, trattata come una bestia al guinzaglio", si legge nel documento scritto il 2 ottobre scorso, quando la 39enne insegnante era agli arresti già da quasi 8 mesi. La Salis racconta le circostanze del suo arresto e del fatto di essere stata lasciata in mutande, reggiseno e calzini. "Sono stata costretta a rivestirmi con abiti sporchi, malconci e puzzolenti che mi hanno fornito in questura - scrive - e a indossare un paio di stivali con i tacchi a spillo che non erano della mia taglia". 

 

 

 

Rimane con questi vestiti per cinque settimane e per sette giorni non le vengono dati carta igienica, sapone e assorbenti, che rimedia solo grazie ad una detenuta ungherese. "Sono rimasta per cinque settimane senza ricevere il cambio lenzuola, non le cambieranno per altre tre o quattro" aggiunge, sottolineando che "per i primi tre mesi sono stata tormentata dalle punture delle cimici da letto. Oltre alle cimici, nelle celle e nei corridoi è pieno di scarafaggi. Nei corridoi esterni spesso si aggirano topi". 

Il cibo viene distribuito con il contagocce. "Il carrello passa per la colazione e per il pranzo ma non per la cena" continua Salis, evidenziando che "a colazione si riceve una fetta di salame spesso in cattivo stato, a pranzo danno zuppe acquose in cui c'è pochissimo cibo solido, ma dove spesso si trovano pezzi di carta e di plastica, capelli o peli". "Si trascorrono 23 ore su 24 in cella completamente chiusa: c'è una sola ora d'aria al giorno e la socialità non esiste. Tutte le mattine ci svegliamo alle 5.30. Ogni volta che dobbiamo sostare in corridoio dobbiamo stare rivolte verso il muro" denuncia ancora l'antifascista milanese, spiegando che non ha potuto iscriversi alle lezioni di scuola elementare ungherese, lingua in cui avvengono tutte le comunicazioni, con la motivazione che "non parla ungherese". 

 

 

 

Per sei mesi non ha potuto comunicare con la famiglia. L'unico svago è un laboratorio di attività manuali: non viene pagata "in quanto detenuta straniera". Racconta inoltre che deve tenere sotto controllo un nodulo al seno: a marzo, un mese dopo l'arresto, avrebbe avuto un'ecografia programmata in Italia e riesce a farla solo a metà giugno ma non le consegnano il referto: "La dottoressa mi ha detto a voce che andava tutto bene e che non dovevo svolgere altri controlli". Salis spiega poi che le sue condizioni erano note da tempo alla nostra diplomazia, che ogni volta che deve uscire dal carcere viene portata ammanettata, al guinzaglio. Infine si rivolge ai suoi legali italiani: "Gli avvocati ungheresi dicono che non si può far niente perché per loro tutto ciò è assolutamente normale ma so che in Italia non è per niente normale". 

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