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Mar Rosso, "il Capodanno cinese": una bomba a orologeria sull'Italia

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La crisi nel Mar Rosso ha effetti economici peggiori di quelli provocati dal Covid, con il Capodanno cinese che minaccia ulteriormente l'economia italiana. Una congiuntura nefasta, quella di queste settimane, che fa temere per il nostro Paese e per l'Europa in genere il ritorno dello spettro dell'inflazione, una mannaia sulla ripresa.

"Nella seconda metà di dicembre, i volumi in transito nello stretto di Bab el-Mandeb all’imbocco del Mar Rosso, risultavano inferiori di quasi il 40% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente", ha messo nero su bianco il bollettino di Bankitalia. Il problema è quanto accaduto a inizio 2024, con gli attacchi americani e inglesi agli Houthi in Yemen e il conseguente inasprimento della tensione nell'area. Uno scenario destinato a peggiorare ulteriormente le prospettive per i prossimi mesi.

 

 

 

I ribelli yemeniti hanno dichiarato "non minacciate" solo le spedizioni che riguardano Paesi "amici" come Russia e Cina. Per tutto l'Occidente, invece, la realtà parla di un blocco di fatto del Canale di Suez, con le navi commerciali che preferiscono evitare la zona calda e passare dal Capo di Buona Speranza, in Sudafrica. Tornando dunque a circumnavigare l'Africa, allungando in maniera drammatica tempi di percorrenza, spese per carburanti e assicurazione e privilegiando i porti del Nord Europa a quelli del Mediterraneo e in particolare dell'Italia. I numeri, in questo senso, sono già drammatici nella loro evidenza.

 

 

 

L'Italia e l'Europa rischiano problemi "nell’approvvigionamento del petrolio e del gas naturale liquefatto da cui dipendiamo dopo l’addio al metano russo", sottolinea il Giornale, a cui vanno aggiunti gli aumenti dei costi di trasporti e come detto dei tempi di consegna. "E prezzi più alti sposterebbero più in là l’orizzonte di un taglio dei tassi d’interesse da parte delle banche centrali, con effetti pesanti sulle economie per il credito, gli investimenti e la crescita economica".

 

 

 

Il presidente di Abi Antonio Patuelli si è detto "molto preoccupato" per la situazione nel Mar Rosso, "e non uso il termine preoccupazione con frequenza". Lo scenario attuale rappresenta, sottolinea il report di Via Nazionale, un macigno sugli scambi commerciali Est-Ovest, dal momento che "secondo nostre stime basate su dati relativi al 2022 il trasporto navale sul Mar Rosso riguarda quasi il 16% delle importazioni italiane", con filiera della moda e prodotti metalmeccanici tra i più danneggiati. Per le esportazioni, il volume d'affari italiano che transita dal Canale di Suez vale 46 miliardi di merci. Una enormità. "L’ulteriore bomba sui commerci - sottolinea ancora il Giornale -, poi, arriverà dall’inizio del Capodanno cinese, che quest’anno durerà tra il 10 e il 25 febbraio". Un periodo in cui la maggior parte delle fabbriche in Cina resta chiusa, paralizzando gli scambi commerciali.

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