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Mar Rosso, Suez troppo rischiosa: Israele rispolvera le rotte dei Re Magi

Antonio Castro
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È stata già ribattezzata come la nuova rotta dei Re Magi. Ma oggi non portano oro, incenso e mirra inseguendo una cometa verso la terra di Sion, per raggiungere la stalla di Betlemme alla ricerca del messia bambino. In questa strada desertica che dal Bahrain, dal Qatar e dagli Emirati arabi attraversa tutta l’Arabia Saudita da sud a Nord per scavallare poi in Giordania, Egitto, Israele marciano i bisonti della strada. File infinite di tir che trasportano componenti preziose per consentire di tamponare i ritardi nelle forniture che dalla Cina non riescono a giungere per tempo in Europa: microchip, terre rare, componenti magari minuscoli ma indispensabili a tenere a galla l’economia europea.

L’aspetto economico di questo nuovo conflitto mondiale a frammentazione è stato innescato dai dimenticati ribelli yemeniti. I filoiraniani in ciabatte hanno colto al balzo l’occasione per aprire un nuovo, ennesimo, fronte bellico dando l’assalto al sistema logistico mondiale che viaggia via nave da oriente verso l’Europa. Barchini kamikaze, missili leggeri iraniani, droni artigianali e persino un elicottero. La guerriglia partita dallo Yemen contro le navi mercantili che tentano (tentavano?) di attraversare lo stretto di Bab el-Mandeb, all’imboccatura del Mar Rosso, ha costretto il commercio globale a sterzare.

 

 

Non solo centinaia di navi (petroliere, porta container, navi da crociere, cisterne gassiere), stanno riprogrammando rotte e calcolando i maggiori costi di navigazione. E la vecchia “ strada dei Re magi” rappresenta soluzioni tampone messa in piedi in fretta e furia a metà dicembre.

NUOVE CAROVANE - L’idea di trasferire su gomma le merci che devono raggiungere l’Europa e alimentare la macchina industriale occidentale è venuta ad una piccola società di trasporti israeliana, la Trucknet Enterprise, che visto l’intensificarsi degli attacchi dei miliziani yemeniti ha stretto accordi per facilitare una rotta commerciale via terra per il trasferimento di merci dal Golfo Persico attraverso l’Arabia Saudita, la Giordania fino all’Egitto e Israele, aggirando la via navigabile del Mar Rosso. A inizio dicembre la società israeliana Trucknet – che ha sede a Eilat, estrema propaggine dello Stato di Israele – ha trasformato un problema logistico in una possibilità di business.

Trucknet solitamente mette in contatto gli importatori con le società di trasporto. L’aumento dei noli marittimi (+ 25% rispetto al 2023), l’incremento dei tempi di percorrenza (dai 10 ai 20 giorni in più di navigazione per doppiare il Capo di Buona Speranza e compiere il periplo dell’Africa), ha reso vantaggioso caricare sui bisonti della strada le merci “più preziose”. La società israeliana ha firmato un accordo di cooperazione con la controparte Puretrans FZCO con sede negli Emirati e la società di gestione portuale di Dubai DP World. L’intesa è finalizzato a facilitare il trasporto di merci su camion su una rotta terrestre bidirezionale che collega i porti di Dubai o del Bahrein, passando per l’Arabia Saudita e la Giordania, e arrivando al porto di Haifa, così come all’Egitto, dove le merci possono proseguire per l’Europa.

 

 

«Lo scopo della rotta non è quello di sostituire l’uso del Canale di Suez, ma di creare una rotta espressa complementare, che verrà utilizzata come bypass per la minaccia Huthi nel Mar Rosso in tempi di emergenza», ha spiegato alla stampa israeliana Hanan Friedman, fondatore della piccola società. «Il tempo di transito per il carico sulle navi portacontainer provenienti dai porti di Dubai o Abu Dhabi al porto di Haifa è di circa 2 settimane, mentre lo scarico e il carico del carico sui camion attraverso la rotta terrestre richiede 4 giorni». Trucknet garantisce che la rotta terrestre ha ricevuto le necessarie approvazioni dal ministero della Difesa e dalle autorità israeliane.

Però si tratta solo di una soluzione tampone: nelle prime settimane del nuovo anno il volume del trasporto sul Mar Rosso è calato a circa 200.000 containers al giorno (rispetto agli oltre 500.000 del novembre 2023). E non basta: il dirottamento del traffico marittimo per evitare Suez aprirà una voragine nei conti dell’Egitto (che si fa pagare per il passaggio) e aumentato in modo esponenziale le tariffe del trasporto marittimo: un container standard dalla Cina al Nord Europa costa oggi oltre 4.000 dollari, rispetto ai circa 1.500 di novembre. E i rischi per l’Italia se la situazione dovesse prolungarsi? Gli scali di Genova e Trieste temono un devastante effetto domino; siamo già a meno 30-35% degli approdi navali commerciali. Se la situazione dovesse protrarsi il rischio è che le navi, doppiata l’Africa, puntino verso il Nord Europa. Addio Mediterraneo. 

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