Behshad, il cargo lascia il Mar Rosso: ombre iraniane, cosa c'è dietro la mossa
Il cargo “Behshad”, 174 metri di lunghezza e una stazza di oltre 20mila tonnellate, è stato praticamente fermo per due anni nel bel mezzo del Mar Rosso, a pochi chilometri a Nord dello stretto di Bab el-Mandeb, le forche caudine del commercio mondiale. Un relitto? Macché: la “Behshad” è ritenuta dagli 007 occidentali un pezzo essenziale della rete spionistica iraniana, una sorta di vedetta che almeno in un’occasione avrebbe segnalato agli Houti, i fondamentalisti yemeniti, i bersagli da assaltare. Repubblica segnala che ieri il mercantile ha compiuto alcune manovre, per poi dirigersi in apparenza verso sud. Un account che segue attività marittime “coperte” ha ipotizzato un prossimo rientro in patria. Il che ovviamente ha messo in allarme le Marine occidentali.
Per gli osservatori, puntualizza Guido Olimpo, l’eventuale partenza della "Behshad" potrebbe segnalare il timore di Teheran per imminenti strike da parte della task force creata dal Pentagono in reazione ai raid e agli abbordaggi degli Houti. Negli ultimi giorni, in seguito alle continue provocazioni armate, è tornato lo scenario di una risposta da parte di Washington e di alcuni alleati contro basi, batterie missilistiche e target militari impiegati dagli sciiti. Meglio, dunque, togliere l'ancora. Anche perché la nave usata prima di Beshad con lo stesso scopo dal 2016, la Saviz, era stata irrimediabilmente danneggiata da un sabotaggio attribuito agli israeliani. Una ritorsione – è sempre stata la tesi – ad attacchi portati dagli iraniani a mercantili o petroliere collegate allo Stato ebraico.
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