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Lady Diana, l'antenata che si ribellò alla corona: la scoperta dopo due secoli di oblio

Andrea Camprincoli
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"Ancora un’altra e giuro brucio tutto! Lo aveva detto anche lei, due secoli fa, all’ennesimo macabro pettegolezzo sulle notti “balorde”, di quei “bravi ragazzi” della nobiltà inglese. Lei li frequentava, li vedeva tutti i giorni quegli uomini fatui che conoscevano bene l’arte dell’inganno. Così prese carta e penna e scrisse – anzi trascrisse – le loro ingannevoli parole nel romanzo epistolare “The Sylph”, il Silfo (nella tradizione rosacrociana spiritello), oggitradotto in “Lo spirito dell’aria” (Aragno, pp. 334, euro 30).

Più di un romanzo, è un “manuale di sopravvivenza” per giovani donne, per difendersi da quel genere di uomini perversi e manipolatori, molto in voga a quel tempo. A farne un ritratto limpido ed elegante è un’esponente di primo piano della nobiltà inglese. Lei era la colta, letterata, intellettuale, consigliera politica, duchessa Georgiana Spencer Cavendish (1757 –1806). Sposata a 17 anni con William Cavendish, quinto duca del Devonshire, ovvero l’antenata di Lady D. che come Diana, si ribellò ai modelli maschilisti della corona inglese. Il suo libro di lotta e impegno politico, pubblicato il 4 dicembre 1778, fu subito un successo. Venne però messo immediatamente al bando perché giudicato “un romanzo osceno” dal circolo letterario femminile, intriso di maschilismo fanatico. Quel libro dichiarava apertamente il tratto più caratteristico dell’aristocrazia inglese: la più completa e spudorata mancanza di cuore.

Oggi per la prima volta, dopo 2 secoli di oblio, è stato tradotto in italiano e ripristinato nel mondo nelle moderne edizioni inglesi e americane che hanno consentito di riscoprire l’importanza di quest’opera. Ci racconta, attraverso il modello narrativo epistolare usato nella seconda metà del Settecento nell’Inghilterra georgiana, le tipologie degli uomini “predatori”. I protagonisti sono i “Don Giovanni dell’epoca”, libertini, cicisbei, uomini ben voluti nelle corti d’Inghilterra. Quel tipo di “condotta maschile” era avallata dalla società aristocratica fino a farla diventare persino di moda. Se volevi essere un uomo, degno di rispetto tra i nobili inglesi, dovevi essere un farabutto insomma!

Se poi eri un farabutto che collezionava donne, almeno un paio al giorno, diventavi una leggenda. Quei cinici protagonisti del “bel mondo”, vengono messi a nudo da Georgiana che ci rivela le loro parole oscene, i loro pensieri brutali, la loro bramosia verso le giovani donne (di ceto sociale inferiore), quando divenne la loro confidente per ragioni politiche. Un libro raro che ritrae dall’interno il “marciume” della politica, ispirato ai modelli dei grandi maestri da Richardson a Rousseau.

I LACCI DELL’AMORE
I protagonisti erano i “parvenus”, associati politicamente agli eccessi edonistici praticati negli ambienti dei “whigs” più elitari, dediti al gioco d’azzardo, capeggiati dal loro mentore Charles James Fox. A detta dei “tories”, loro avversari, erano capaci di annichilire i valori fondati sulla tradizione e sulla solida nobiltà terriera. Georgiana, ammiratrice e confidente di Charles James Fox, diventa paladina del partito dei “whigs”, «una dispensatrice di baci in cambio di voti», così venne definita sul Morning Post. I “whigs” cercavano di ridurre il potere del re e conquistare la fiducia del principe del Galles (futuro Giorgio IV).

In questo contesto Georgiana diede alle stampe il suo incendiario “The Sylph”, “Lo spirito dell’aria”. «Ho vissuto nel turbine degli eventi. Ho visto partiti trionfare e fallire, amici unirsi e separarsi, i lacci dell’amore cadere al capriccio, all’interesse e alle vanità», scrive Georgiana. E poiché tutto si ripete e continua. Poiché la natura dell’uomo è distruttiva e segue le strade dell’involuzione estintiva, questo libro suona come un monito di salvezza per le giovani donne. Un’ancora alla quale aggrapparsi nel mare in tempesta del caos deterministico. Per cui la vita spunta effimera su un piano di morte termodinamica certa. Georgiana era colta, intelligente, aveva ricevuto una solida formazione (di solito riservata ai principi maschi): conosceva il francese, l’italiano, il latino, sapeva suonare, dipingere e scrivere, avendo avuto come maestri Sir William Jones, David Garrick, Laurence Sterne e Samuel Johnson. I suoi genitori erano legati alla corte francese, conoscevano bene Maria Antonietta e la potente duchessa di Polignac. 

Il matrimonio la fece cadere in una profonda crisi, avendo accanto un marito anaffettivo, introverso, apatico, politicamente defilato, interessato principalmente ai cani. Ci racconta dell’abbrutimento (tanto maschile quanto femminile) causato da una condotta dissipata e libertina, e dalla malinconia (depressione) che ne deriva, descritta dal medico dell’aristocrazia George Cheyne, nel suo capolavoro “The English Malady” (1733), che racconta dall’istinto suicida all’ossessione patologica per il gioco d’azzardo. Ma arriverà “Lo spirito dell’aria”, un “silfo” che, secondo le credenze rosacrociane intrise di esoterismo, era uno spirito guida delle giovani donne, salverà la povera ragazza di campagna Julia, alter ego della duchessa Cavendish. Impossibile non ricordare Mary Wollstonecraft, esponente del popolo, contemporanea della Cavendish che negli stessi anni scrisse sui diritti delle donne (1792) pagine contro la “schiavitù” femminile, come Olympe de Gouges la “Dichiarazione sui diritti delle donne” (1791). 

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