Cop28, quanta ipocrisia: cosa svela questa mappa
Un bell'esempio di ipocrisia è andato in scena a Dubai. Anzi nei cieli della capitale degli Emirati Arabi Uniti che ospita la 28ª conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici - la COP28 - dove i leader mondiali discutono sulle azioni per il clima. Lozito Nicolas su la Stampa fa notare infatti che alla grande assemblea per salvare il Pianeta dovrebbe trovare soluzioni, i protagonisti sono arrivati con centinaia di voli, soprattutto jet e velivoli di Stato che hanno congestionato i cieli e inquinato l'atmosfera.
Le colonnine di monitoraggio del particolato di Dubai hanno infatti registrato sabato 155 microgrammi per metro cubico di Pm 2.5 (nello stesso giorno a Torino il valore era meno di 30), annebbiando il cielo tra i padiglioni di Expo. Ma a inquinare la città ci sono anche i trasporti via terra, fatti soprattutto da auto di grossa cilindrata, e i sistemi di raffreddamento. Durante i mesi più caldi l'elettricità necessaria per gli impianti di aria condizionata del Paese rappresenta il 70% del consumo totale. La Stampa fa notare che l'anno scorso alla Cop27 egiziana ben 315 jet privati erano arrivati a Sharm el-Sheikh e quest'anno il valore potrebbe raddoppiare.
Eppure solo due settimane fa l'economista francese Thomas Piketty in un'intervista al Guardian aveva proposto "di eliminare i jet privati per salvarci dalla crisi climatica". Non perché inquinano in termini assoluti, puntualizza Nicolas sulla Stampa, ma perché rappresentano perfettamente il concetto di "carbon inequality": la diseguaglianza del carbonio, ovvero i grandi ricchi generano pro capite molte più emissioni di chi ha redditi più bassi o proviene da Paesi in via di sviluppo. Un dato fotografato perfettamente da un report pubblicato dalla onlus Oxfam intitolato "Climate equality" secondo cui l'1% più ricco del Pianeta inquina in termini di emissioni di CO₂ quanto due terzi dell'umanità più povera. Circa 80 milioni di persone contro 5,3 miliardi di persone.
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Ma l'ipocrisia dei grandi della terra non si ferma qui. La Stampa dà conto di 2.456 lobbisti dell'industria dei combustibili fossili che si sono registrati all'evento di Dubai. Un dato record, fornito da una rete di 450 associazioni ambientaliste che hanno analizzato la lista degli oltre 80.000 accrediti. Solo due delegazioni sono più grandi: quella degli Emirati Arabi Uniti (4.409) e quella del Brasile (3.081, il Paese che organizzerà la Cop del 2025). La notizia conferma le contraddizioni dei negoziati: si cercano soluzioni per limitare gli effetti della combustione delle fonti fossili, ma allo stesso tempo non si riconosce la loro reale responsabilità.
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