Israele-Hamas, il Qatar: "Tregua dalle 7 del mattino, 13 ostaggi liberati"
Spiragli, timidi, di pace. Cessate il fuoco in Medio Oriente al via domani alle sette di mattina, ora locale: lo ha annunciato oggi il ministero degli Esteri del Qatar, aggiungendo che la prima liberazione di ostaggi, 13 persone, avverrà alle quattro del pomeriggio dello stesso giorno. L’emittente Al Jazeera ha riferito che le comunicazioni sono state date da un portavoce del dicastero, durante un punto stampa a Doha. Duecento camion di aiuti umanitari e forniture mediche e quattro camion carichi di carburante e gas da cucina entreranno ogni giorno di tregua in tutte le zone della Striscia di Gaza nell’ambito dell’accordo tra Israele e Hamas per il rilascio degli ostaggi, ha farro sapere il braccio armato di Hamas, le Brigate al-Qassam, mentre il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majid bin Mohammed al-Ansari, ha spiegato che gli aiuti entreranno "immediatamente" dopo l’entrata in vigore della tregua. "Speriamo che ne entrino la maggior quantità possibile", ha aggiunto il portavoce, riferendosi agli aiuti.
E il quotidiano Haaretz spiega come si è arrivati a questa svolta su cui c'è anche il semaforo verde da parte del premier israeliano Benjamin Netanyahu: negli ultimi giorni c’è stata una netta "inversione di rotta" nella posizione dei vertici della Difesa israeliana - dal ministro Yoav Gallant al capo di Stato maggiore Herzi Halevy e, in misura minore, il capo dello Shin Bet Ronen Bar - riguardo l’accordo per la liberazione degli ostaggi. Questione in un primo tempo che consideravano "all’ultimo posto" nelle priorità della guerra, sottolinea il quotidiano Haaretz in un editoriale, ma che poi ha scalato la classifica sulla spinta delle proteste dei familiari e delle pressioni dell’Amministrazione Usa. Una settimana fa, ricorda il giornale, i ministri Gadi Eizenkot e Benny Gantz erano in minoranza nel gabinetto di guerra nel sostenere la necessità di accettare l’intesa. Tra gli alti funzionari della Difesa, solo il coordinatore per i prigionieri e le persone scomparse, Nitzan Alon, e il capo del Mossad, David Barnea, erano d’accordo con loro. I termini dell’intesa non sono cambiati nell’ultima settimana. Ciò che è cambiata è la posizione israeliana, evidenzia Haaretz.
"Battaglione Egoz in azione": il raid-Idf visto dalla body-cam, la fine dei tagliagole | Video
Nella prima fase della guerra, Gallant e Halevy erano determinati a colpire Hamas, spinti dal "terribile senso di colpa" per la loro responsabilità per la strage del 7 ottobre. L’impressione era che alcuni alti funzionari credessero che le continue incursioni di terra avrebbero portato a un miglioramento delle condizioni per gli ostaggi, senza essere in grado di spiegare come ciò sarebbe accaduto. La settimana scorsa è successo qualcosa, fa notare il giornale israeliano, secondo cui la ’battaglia' delle famiglie dei rapiti si è intensificata e ha ottenuto un crescente sostegno pubblico grazie alla marcia da Tel Aviv a Gerusalemme e ad altri grandi manifestazioni. Il ministero della Difesa e i vertici dell’esercito si sono resi conto che insistere con le operazioni di terra senza concedere una pausa ai combattimenti per liberare gli ostaggi avrebbe esacerbato la spaccatura interna. Qui è entrato in gioco il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, tramite la Cia. Biden ha contribuito a chiudere l’accordo - la cui entrata in vigore è stata rinviata a domani - con l’aiuto del Qatar. Secondo Politico, l’obiettivo della Casa Bianca è approfittare della tregua per riportare a casa più ostaggi.
Jabalia circondata, la rete dei bunker di Hamas: la mossa di IdF