Cerca
Logo
Cerca
+

New York Times, un terremoto: le dimissioni di Anne Boyer

  • a
  • a
  • a

"Non me la sento più di scrivere di poesia in mezzo ai toni ‘ragionevoli’ di quanti vogliono acclimatarci a queste sofferenze irragionevoli". Con queste parole la poetessa e saggista premio Pulitzer Anne Boyer ha dato le dimissioni dal New York Times reo ai suoi occhi della pubblicazione di "macabri eufemismi" e di "bugie guerrafondaie" con cui, a suo parere, il prestigioso quotidiano sta coprendo la "guerra di Israele sostenuta dagli Stati Uniti contro la gente di Gaza".

"Vogliono farci abituare a queste sofferenze irragionevoli", ha accusato la cinquantenne Anne Boyer, responsabile della pubblicazione delle poesie per il New York Times Magazine, affidando il clamoroso l’annuncio a Substack  con una lettera aperta: "Non c’è salvezza in questa guerra. Né per Israele, né per gli Stati Uniti o l’Europa, e per i molti ebrei calunniati da quanti proclamano di combattere nel loro nome".

 


La presa di posizione di Anne Boyer, che ha vinto il Pulitzer per la saggistica nel 2019, è però solo l'ultima di una serie di addii pesanti: nelle ultime settimane si sono moltiplicate le prese di posizione contro testate e media internazionali da parte dei giornalisti, per il modo in cui viene raccontato il conflitto in corso nella Striscia di Gaza. Soprattutto da parte del New York Times. Per lo stesso motivo, infatti, il 3 novembre scorso, Jazmine Hughes, vincitrice quest’anno di un National Magazine Award, ha lasciato dopo aver firmato una lettera aperta in violazione delle politiche della redazione. Ancor più clamorosamente, il 9 novembre la fotografa Nan Goldin ha cancellato un progetto di collaborazione con la testata “perchè il modo con cui il New York Times sta trattando al guerra a Gaza mostra complicità con Israele”. In totale, riporta la Stampa, nei giorni scorsi, 750 giornalisti in tutto il mondo hanno richiamato i media internazionali all’integrità nel racconto della guerra, accusando Israele di mettere in campo una strategia di “soppressione della libertà di parola su larga scala”.

 

 

 

Dai blog