Spagna, Sanchez confermato premier: "Questo è un golpe", scoppia l'inferno
Via libera del Parlamento spagnolo al nuovo mandato di Pedro Sanchez: nonostante le polemiche e le proteste che nei giorni scorsi hanno infiammato il Paese, alla fine il segretario generale del Psoe nonché presidente uscente è riuscito a rimettersi ai vertici, dopo quattro mesi di stallo politico. Nelle scorse ore, infatti, per la terza volta è stato riconfermato presidente del governo spagnolo con la maggioranza assoluta dei voti del Congresso: 179 a favore rispetto, 171 contrari. Ad appoggiare Sanchez i deputati del Psoe, di Sumar, Erc, Junts, Bildu, Pnv, Bng e Cc. Contrari Pp, Vox e Upn.
Da sottolineare che tutti e sette i deputati appartenenti al partito separatista catalano Junts, che aveva il potere di nominare Sanchez primo ministro o di costringere la Spagna a indire nuove elezioni, hanno votato a favore del leader del Psoe. L'elezione, infatti, è avvenuta proprio grazie soprattutto all'accordo raggiunto con Junts, guidato da Carles Puidgemont, leader dei separatisti catalani, in cambio dell’amnistia per il leader stesso e gli altri membri del movimento. Un patto che ha fatto infuriare non solo Vox, ma anche i popolari guidati da Alberto Feijóo. "Accuso il signor Sánchez di cercare di sovvertire l’ordine costituzionale e di preparare un colpo di stato con la connivenza delle minoranze separatiste": aveva detto il leader di Vox, Santiago Abascal, nel corso del dibattito parlamentare avvenuto ieri.
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"Non è dialettica - aveva detto ieri il numero uno di Vox -. Anche Hitler è salito al potere con le elezioni e solo allora ha manovrato per liquidare la democrazia". Abascal aveva condannato soprattutto la concessione dell'amnistia: "Se il cittadino protestasse contro il suo colpo di stato, con quale legittimità potrei chiedere che non circondino questo stesso Parlamento e ci costringano a tornare indietro su quanto concordato?".
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