Gaza, rivolta contro Hamas: "Noi qui e i miliziani sono spariti"
“Dite a Ismail Haniyeh che sta nel suo esilio dorato nel Qatar e altri capi di Hamas che io sono Abu Hamza del campo profughi di Shati e li accuso di essere collaborazionisti degli israeliani!”, urlava ieri un anziano in Salahaddin street a Gaza. Come lui sono molti a puntare l'indice contro i leader del gruppo terroristico ritenuto responsabile dell'assedio della Striscia. Stremati dai bombardamenti, senza cibo né acqua, con l'elettricità a singhiozzo sfollati e costretti a spostarsi da Nord a Sud in condizioni disumane non ci stanno a passare da fiancheggiatori dei terroristi responsabili del pogrom del 7 ottobre. Fadi Abu Shammala, direttore dei centri culturali di Gaza, si sfoga con Lorenzo Cremonesi, inviato del Corriere della Sera a Gerusalemme, che è riuscito a contattarlo al cellulare. "Con il crescere delle vittime e il protrarsi delle sofferenze, la gente inizia a protestare", rivela il palestinese spiegando che pochi giorni ha visto "un infermiere dell’ospedale Shifah accusare apertamente Hamas di non avere tenuto conto delle conseguenze del suo blitz il 7 ottobre. Ho visto che due con la barba poi l’hanno seguito, non so cosa sia successo. Ho visto l'anziano in Salahaddin street accusare i capi di Hamas di essere collaborazionisti degli israeliani!". "Solo pochi giorni fa una cosa del genere sarebbe stata impensabile. Però questi malumori in genere restano segreti", svela Fadi Abu Shammala.
Anche perché chi ha accesso la miccia dell'operazione israeliana adesso sembra sparito dalla Striscia. "Dall’inizio dell’attacco di terra israeliano, noi civili a Gaza non abbiamo più visto i guerriglieri di Hamas. Sono nascosti, combattono e poi si eclissano. Non ne incontri più uno nelle strade, neppure di notte", dice Fadi Abu Shammala spiegando che è per questo che "mi fanno sorridere le affermazioni israeliane secondo le quali Hamas starebbe cercando tutt’ora di bloccare la fuga della gente da nord a sud". "Hamas non ha posti di blocco, non impone controlli, semplicemente non c’è. Lo so perché lavoro sul territorio. E questa assenza ha visto negli ultimi tempi crescere un certo malcontento", ammette il direttore rivelando a Cremonesi che "tanti miei amici cominciano a chiedere se ne è valsa davvero la pena. È vero che l’attacco del 7 ottobre ha riportato la questione palestinese al centro della politica in Medio Oriente, però adesso a pagare il prezzo della vendetta militare israeliana è la gente comune, i bambini, i malati negli ospedali".
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Fadi Abu Shammala racconta che "da almeno 10 giorni manca il cibo. Non si trovano neppure le scatolette, dipendiamo dalla poca verdura che i contadini riescono a raccogliere. Ma il problema maggiore resta il sovraffollamento. A Khan Younis e nei campi profughi attorno vivevano circa 450.000 persone, adesso se ne sono aggiunte oltre 900.000. Troppe, nessuno sa come fare. Chi può sta da amici e parenti, ma la grande maggioranza semplicemente si accampa per la strada. Si scavano toilette improvvisate, semplici buchi nella terra. Ma nessuno lava, c’è immondizia ovunque, l’olezzo è insopportabile, ci sono insetti neri enormi che non avevo mai visto. I medici continuano a parlare del rischio colera, che adesso diventa più alto con le prime piogge".
Fadi parla a lungo con Cremonesi dell’economia della sopravvivenza con costi che sono triplicati, il "mercato nero" dell’acqua. La gente palestinese non può neanche andare a lavarsi nel mare, perché "gli israeliani fanno raid continui sulle spiagge, sono deserte, ed è un peccato perché potrebbero offrire qualche forma di rifugio temporaneo", racconta il direttore spiegando che "manca l’energia per fare bollire quella sporca e cresce il mercato nero persino di quella non filtrata". Oggi si pagano 60 shekels (14,50 euro, ndr ) per 1.000 litri, prima se ne pagavano 40 per 5.000. I poveri di ieri sono i ricchi di oggi e viceversa. "Chi aveva una Mercedes nuova non se ne fa nulla, non c’è benzina. I contadini con un asino e un carretto invece fanno affari d’oro, sono diventati i nuovi taxi popolari, richiestissimi", dice.
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