Papa Francesco caccia il vescovo conservatore: un terremoto in Vaticano
America ribelle. In Vaticano i dossier scottanti (prima di tutti gli scandali sugli abusi sessuali su minori da parte di alcuni esponenti del clero) che arrivano oltreoceano si accumulano ormai. Soprattutto per via di uno “zoccolo duro” dei tradizionalisti che attaccano costantemente il Pontificato e i suoi tentativi di riforme. Ma la soluzione, spesso, è rapida e categorica, come indica lo stesso Papa. È arrivata infatti la decisione di rimuovere dal governo pastorale della diocesi di Tyler, negli Stati Uniti, il vescovo Joseph E. Strickland, 65 anni, punto di riferimento della parte conservatrice cattolica Usa per le posizioni “non trattabili” su matrimonio, sessualità, bioetica e libertà religiosa. Al suo posto è stato nominato, in qualità di amministratore apostolico, quindi in modo provvisorio, monsignor Joe Vasquez, ordinario di Austin.
La spiegazione ufficiale dell’avvicendamento è stringata, poche righe sul portale d’informazione della Santa Sede, Vatican News. «La decisione è giunta dopo la visita apostolica disposta nel giugno scorso nella diocesi di Tyler e affidata a due vescovi statunitensi», si legge. L’indagine, condotta da monsignor Gerald Kicanas e monsignor Dennis Sullivan, a quanto pare avrebbe evidenziato problemi nel governo della diocesi, inclusa la rottura dei rapporti con i sacerdoti e i vescovi locali. Invitato a lasciare l’incarico, come precisato in una nota diffusa dal cardinale Daniel Nicholas DiNardo, «in data 9 novembre 2023 il vescovo Strickland ha rifiutato di dimettersi». E dunque si è arrivati in questo modo all’intervento del Vaticano.
Del resto, i rapporti con la Santa Sede in questi dieci anni non sono mai stati semplici e certo non idilliaci. Più volte il vescovo ha criticato preti e suore che seguono la pastorale Lgbtq+ – a partire dal gesuita James Martin, molto vicino a papa Francesco –, se l’è presa anche col nuovo prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, il cardinale Víctor Manuel Fernández, dopo l’apertura sulle coppie omosessuali. Strickland ha contestato il giro di vite del Pontefice sulla messa tridentina – diversamente dal predecessore Benedetto XVI -, criticato la sinodalità, punto centrale dell’attuale pontificato, fino ad arrivare al punto di dichiarare, pur riconoscendo che «papa Francesco è il Papa», che «per me è il momento di dire che rifiuto il suo piano destinato a repentaglio il deposito della fede».
Al momento Strickland ha reagito alla decisione senza troppo scomporsi. Del resto, lui è un running priest, un prete che corre- così ha chiamato il suo blog molto seguito – per via della sua passione per la corsa. Quindi senza soffermarsi troppo sulle conseguenze pratiche del provvedimento, come risulta leggendo uno dei suoi ultimi post via social: «Rallegrati sempre del fatto che... Qualunque cosa porti la giornata, Gesù Cristo è la Via, la Verità e la Vita, ieri, oggi e in eterno. Possano i santi e la Beata Vergine Maria ispirarci sempre a ritornare a Cristo, non importa come possiamo vagare nell’oscurità». Tensioni, critiche, sempre più esplicite. Tanto che nell’agosto scorso hanno fatto rumore le “considerazioni” di papa Francesco sulla Chiesa cattolica negli Stati Uniti definita da lui per lo più «reazionaria» e ha sostituito la fede con l’ideologia. sono state rese pubbliche solo oggi in un articolo apparso su Civiltà Cattolica, la rivista dei gesuiti.
Il papa le avrebbe esternate a un incontro con una delegazione del suo stesso ordine religioso durante la Giornata mondiale della gioventù a Lisbona. Secondo il pontefice, «negli Stati Uniti la situazione non è facile», dal momento che «c’è un atteggiamento reazionario molto forte e organizzato (che) modella il modo in cui le persone appartengono, anche emotivamente». Il clero e in sostanza tutto il mondo cattolico, in Usa, sono nettamente divisi in conservatori e progressisti. I primi, sin dalla sua elezione al soglio pontificio nel 2013, il clero conservatore statunitense accusa il Papa di essere troppo «flessibile» su temi nevralgici come il cambiamento climatico, l’immigrazione, la giustizia sociale, armi e pena di morte. Tra coloro che non hanno risparmiato critiche a Francesco c’è il cardinale Raymond Burke, che recentemente ha definito il Sinodo appena concluso come responsabile di «spargere il veleno della confusione».