Vox, attentato al co-fondatore: era sulla lista nera degli ayatollah
Non c’è nessuna ragione apparente per cui qualcuno debba aver pagato un sicario per cercare di eliminare in pieno centro a Madrid il 78enne Alejo Vidal-Quadras, fondatore di Vox ma ormai da anni ai margini della politica. La polizia dice che gli attentatori hanno agito da veri professionisti, che hanno compiuto un'azione “pianificata” studiando i movimenti del loro bersaglio, ma per il momento manca un movente valido, che sia politico odi altro tipo.
Qualcuno suggerisce che in realtà Vidal-Quadras possa essersi trovato in mezzo a una sparatoria tra delinquenti comuni o che sia stato vittima di uno scambio di persona, altri fanno presente che lo scorso anno il suo nome stato stranamente incluso nella lista di una serie di personalità europee sanzionate dall’Iran con l’accusa di «terrorismo».
L’AGGUATO
La dinamica dell’attentato è invece piuttosto chiara. Alle 13.30 Vidal-Quadras si trovava in calle Núñez de Balboa, nel barrio Salamanca, quando è stato affiancato da una Yamaha nera con a bordo due persone che indossavano il casco integrale. Vidal aveva passato parte della mattinata a messa all’Almudena, la grande cattedrale di fianco al palazzo Reale, dove peraltro aveva incontrato Rocío Monasterio, la portavoce di Vox della capitale.
Da quella Yamaha è sceso un individuo in jeans e cappotto blu che ha fatto fuoco con una calibro 9 parabellum colpendo la vittima alla mascella. Poi è risalito sulla stessa moto, dove il complice lo aspettava con il motore acceso, ed è fuggito lungo la calle Hermosilla in senso vietato. Diversi residenti della zona sono stati i primi ad assistere la vittima accanto alla sua automobile, quindi sono arrivati due agenti della Polizia Nazionale che hanno cercato di tappare la ferita che «attraversava la sua mascella da un'estremità all'altra». Vidal-Quadras è stato poi trasportato in gravi condizioni all’ospedale Gregorio Marañón dove però i medici lo hanno dichiarato «non in pericolo di vita». Alle 12.21, quindi poco prima dell’attentato, il politico aveva scritto su X un messaggio polemico contro l’accordo di governo appena raggiunto tra i socialisti e gli indipendentisti catalani di Junts: «È già stato concordato il famigerato patto tra Sánchez e Puigdemont che tritura lo stato di diritto in Spagna e pone fine alla separazione dei poteri. La nostra nazione finirà di essere una democrazia liberale e si trasformerà in una tirannia totalitaria. Gli spagnoli non lo permetteranno». Parole dure ma come tante altre, non certo tali da poter motivare degli estremisti a sparargli in faccia in pieno centro nella capitale.
LO SCONTRO CON RAJOY
In ogni caso Vidal, almeno fino al 2015, è stata una figura importante nella destra spagnola. La sua carriera iniziò nel Partito Popolare all’interno quale ha ricoperto la carica di presidente della Catalogna tra il 1991 e il 1996. Eletto eurodeputato nel 1999 è stato riconfermato per altre due legislature fino al 2014.
Con i popolari è entrato in rotta di collisione dopo l’avvento alla presidenza del partito, e soprattutto del governo, di Mariano Rajoy di cui non condivideva una politica troppo tenera con l’indipendentismo catalano e con l’Eta. Per questo nel gennaio del 2014 ha dato le dimissioni e si è unito a Vox, che nasceva proprio in quei giorni, divenendone subito il primo presidente. «La crisi non ha bisogno di antidolorifici. Richiede un intervento chirurgico importante» scriveva in quei giorni in riferimento alla crisi non solo economica ma anche istituzionale del Paese. Se l’eventuale pista politica appare dunque improbabile, qualcosa di più convincente potrebbe invece essere quella che lo porta all’Iran. Teheran lo accusa in sostanza di aver «appoggiato il terrorismo» per i suoi contatti con Mujaheddin del Popolo e per questo lo ha incluso in una lista nera che aveva stilato dopo le sanzioni che la Ue aveva comminato agli ayatollah per la morte di Mahsa Amini e i successivi disordini. Per gli inquirenti, al netto di eventuali rivendicazioni, non sarà un compito facile.