Maria Zakharova? Ecco come si è tradita sulla telefonata a Giorgia Meloni
Buone notizie dalla Russia. Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri, se la prende con il direttore di Libero che ha raccontato sul giornale e a Otto e Mezzo, il programma di Lilli Gruber su La7, che la telefonata falsa al premier Giorgia Meloni è un numero di “guerra ibrida”. Riassumiamo la situazione a beneficio degli analisti del Cremlino: i comici non sono comici, la telefonata non è falsa, ma è una vera operazione di “disinformatia”, un classico del repertorio cabarettistico-spionistico della compagnia teatrale di Mosca. Zakharova afferma che si fa tutto per ridere e poi quelle sono le parole dal sen fuggite del presidente Meloni, dunque la “disinformatia” moscovita non c’è e il premier italiano dice una cosa e ne pensa un’altra.
Siamo sul palcoscenico del grande teatro russo, il travestimento fa parte del collaudato copione: presentarsi al telefono nelle vesti di un’altra figura istituzionale nel circolo ricreativo di Mosca in fondo è normale, come pare sia del tutto usuale che Zakharova, figura di primo piano del sistema di potere di Vladimir Putin, con un paio di guerre in corso, si occupi per due giorni consecutivi delle imprese di due “comici” i quali si dilettano nell’organizzare telefonate in maschera per burlarsi di coloro che al Cremlino vengono classificati come “nemici”. Il problema è che il piano, riuscito fino all’aggancio di Meloni, è poi miseramente fallito quando il premier ha risposto, confermando cose che sono arcinote.
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Tutto questo sarebbe ridicolo se non fosse dannatamente serio, perché la reazione di Zakharova è sopra e sotto le righe: sopra, perché tradisce l’esistenza di un interesse di Stato per la faccenda comica; sotto, perché rivela i sotterranei tentativi di Mosca di mettere in difficoltà il premier italiano con ogni mezzo. Il sopra e il sotto a questo punto diventano il sottosopra di Zakharova: in 48 ore ha commentato prima le risposte al telefono di Giorgia Meloni, il giorno dopo ha continuato l’operazione dedicandosi al direttore di Libero. Tanto interesse non è sospetto, è una certezza, basta unire i puntini, tutto è chiaro. E non fa ridere.
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