Gaza, "parole d'ordine Timrun": il piano di Israele in tre mosse
Lo annunciava venerdì mattina il contrammiraglio Daniel Hagari: «Le nostre forze continuano a prepararsi alla prossima fase della guerra, il Timrun». Cioè, in ebraico, “la manovra”, da intendersi come l'invasione terrestre della Striscia di Gaza. Ha spiegato: «Proseguiamo in uno sforzo logistico per entrare nel Timrun nel modo migliore».
Poi è stato il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant a far trasparire l'articolazione in tre fasi dell'operazione: «La prima fase sarà un impegno prolungato di fuoco su Gaza con una manovra di terra per l’eliminazione dei membri di Hamas e delle loro strutture. La seconda sarà una fase intermedia per eliminare i nidi di resistenza. La terza vedrà la creazione nella Striscia di una nuova realtà di sicurezza sia per i cittadini di Israele sia per gli stessi abitanti di Gaza».
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I dettagli sono ovviamente segreti, ma s’intuisce una prima massiccia penetrazione nel Nord di Gaza, con una forte componente corazzata, per annientare le guarnigioni più vistose di Hamas, cercando poi di isolare gli avamposti rimasti, sebbene la rete di tunnel sotterranei renda tutto più difficile. La Striscia è un territorio sottile e allungato e gli israeliani potrebbero attaccarla da più direzioni. Ad esempio, un’aliquota di truppe da Sudest potrebbe tagliare Gaza fino al mare, a patto di proteggersi bene i fianchi, intrappolando il grosso di Hamas nella parte settentrionale, quella in gran parte evacuata dai civili.
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I mezzi corazzati israeliani sono radunati ai confini in almeno due nuclei principali, uno a 6,4 km a Nord del valico di Erez, l'altro presso Be'eri, a Est del confine. Una panoplia che comprende carri armati da battaglia Merkava e cingolati da fanteria Namer, Nagmachon e Nakpadon, ma anche bulldozer corazzati da demolizione. Il generale Mishel Yanko, responsabile della logistica, ha affermato che «siamo più pronti che mai» e per l’ambasciatore israeliano a Mosca, Alexander Ben Zvi, «la decisione della campagna è già stata presa». È solo questione del “quando”.
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