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Hamas, tra gli ostaggi del rave anche una disabile di 17 anni

Daniele Dell'Orco
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Tra gli oltre 120 ostaggi di Hamas tenuti da una settimana nella Striscia di Gaza c’è anche una ragazza disabile di 17 anni. Non può camminare, non può parlare e deve essere alimentata con un sondino dalla sua famiglia. Si chiama Rut Perez, è affetta da distrofia muscolare ed è stata presa in ostaggio dai miliziani durante il Supernova, il festival musicale Goa in cui Hamas ha ucciso più di 260 persone la mattina del 7 ottobre. Stessa sorte che è toccata a suo padre.

La sorella, Yamit, ha lanciato un appello urgente sui social media affinché chiunque abbia informazioni sulla coppia si metta in contatto con lei, ed ha implorato Hamas di permettere al padre di prendersi cura di Rut, sperando che siano ancora vivi. Il portavoce di Hamas, Abu Obeida, ha detto che «decine di ostaggi» sono state portate «in posti sicuri», senza fornire altri dettagli, ma la stessa Hamas ha più volte dichiarato che alcuni di loro sono rimasti uccisi sotto i bombardamenti israeliani nella Striscia (la conta totale delle vittime sfiora le 3mila). La quantità di ostaggi catturati non solo da Hamas, ma anche dalla Jihad Islamica, non ha precedenti nella storia dello stato di Israele.

 

 

 

 

Come per la verità non ha precedenti la stessa “Operazione Al-Aqsa Flood” di sabato scorso. Un’incursione pianificata in modo maniacale da oltre un anno che aveva come scopo principale proprio l’uccisione di più soldati e civili possibili, la distruzione di più armamenti dell’IDF possibili, la liberazione di più prigionieri palestinesi possibili e la cattura di più ostaggi possibili da utilizzare come merce di scambio.

Alcuni documenti ottenuti da NBC News e citati da altri portali come SkyNews mostrano i piani dettagliati di Hamas per colpire scuole elementari e un centro giovanile nel kibbutz israeliano di Kfar Sa’ad. I piani di attacco, etichettati come “top secret” in arabo, sembrano essere ordini per due unità di Hamas altamente addestrate di circondare e infiltrarsi nei villaggi per prendere di mira i luoghi in cui si riuniscono i civili.

Altri ordini prevedono voci “step by step” per i commando con le direzioni da seguire per circondare i villaggi, la conformazione dei singoli Drg e i punti nevralgici da colpire. Un’operazione di intelligence che mostra quanto si siano evolute le capacità dei miliziani e di conseguenza il livello della loro minaccia. In questo senso, il festival nel deserto del Negev in programma proprio in quei giorni e durante lo Shabbat del 7 ottobre è apparso ai loro occhi un “regalo” sbalorditivo, per consentirgli di togliere la vita a centinaia di civili in un colpo solo ed ottenere un numero pazzesco di ostaggi in più. Hamas, insomma, non è più quella di una volta e Israele ora lo sa. È altamente improbabile, visto il livello di preparazione generale, che i vertici islamici non abbia considerato anche il tipo di reazione di Israele ad un atto terroristico di quelle proporzioni. Il piano non poteva considerare come epilogo finale la semplice trattativa lampo perla liberazione degli ostaggi in cambio di una tregua.

 

 

 

Temporeggiare così tanti giorni prima di un’operazione di terra a Gaza annunciata ormai lunedì scorso e ancora non iniziata vuol dire che, più che la situazione dei civili, Israele sta monitorando, bene, come muoversi all’interno della tana di un lupo che lo sta aspettando. Lo shock di una settimana fa ha avuto come contraccolpo immediato nella mente dell’IDF e dei vertici politici e militari israeliani quello di iniziare a considerare Hamas come una minaccia da studiare e con cui adottare una cautela che prima non era mai stata troppo necessaria. Il protocollo delle rappresaglie nelle varie crisi dello scorso decennio era sempre stato: intercettazione dei Qassam; bombardamento mirato con F-16 sulle abitazioni di alcuni leader di Hamas; due-tre giorni di operazioni ad alta intensità tra Gerusalemme Est e Gaza; tregua armata. In questo senso, sì, per Israele il 7 ottobre è stato un 11 settembre. Perché da quel giorno il nemico ha iniziato ad avere contorni diversi, così come diversi saranno ora i tempi, i modi e le intensità delle azioni. 

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