Israele, orrore a sinistra: "Partigiani islamici", chi tifa per Hamas
Non è vero che stanno tutti con Israele senza “se” e senza “ma”. Punto primo: i “se” e i “ma” ci sono. Soprattutto a sinistra. A partire dalla piazza della Cgil e dalle forze politiche che la sostengono. Punto secondo: c’è un intero schieramento, e sempre a sinistra, che sostiene apertamente il diritto alla «resistenza» non di Hamas, ma dei «palestinesi» tutti contro l’«occupazione militare», il «colonialismo» e l’«apartheid di Israele». Proprio come scrive su Twitter Giorgio Cremaschi, un passato da numero uno della Fiom, i metalmeccanici della Cgil, un presente da militante - ne fu il portavoce fino a due anni fa- di Potere al Popolo, alleato dell’Unione popolare di Luigi de Magistris e di Rifondazione comunista.
Quel Potere al Popolo che sui social, mentre dalle città israeliane si levano le colonne di fumo causate dai missili di Hamas, paragonala «resistenza» araba a quella ucraina: «Se la controffensiva contro l’occupante la fanno gli ucraini è guerra giusta; se la fanno i palestinesi è terrorismo. Il doppio standard e l’ipocrisia occidentali». Il portavoce attuale del movimento, Giuliano Granato, non può essere più esplicito: «Se Hamas spara razzi contro Israele è terrorismo; se Israele bombara Gaza è diritto di difendersi». Un post naturalmente rilanciato da Unione popolare.
È grazie ai retweet di Potere al Popolo che è possibile ricostruire la rete di solidarietà con Hamas: nella lista ci sono l’ex leader del Labour party Jeremy Corbyn, la portavoce di Izquierda Unida Sira Rego e l’ex leader di Podemos Pablo Iglesias. Tutti in lode del diritto alla resistenza della Palestina. Tutti avari di parole di sdegno di fronte alla pioggia di missili di Hamas contro Israele. Del resto «l’aggressore è Israele», taglia corto Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione Comunista, sigla aderente a Unione popolare.
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ESULTANZE SUL WEB
E poi c’è Chef Rubio, alias Gabriele Rubini, professione cuoco, star televisiva e polemista. I suoi tweet sono un inno all’offensiva bellica del “Movimento islamico di resistenza” (Hamas). Rubio commenta entusiasta le immagini che arrivano dal Medio Oriente: «Nonostante nessuno abbia mai aiutato i partigiani palestinesi contro gli invasori israeliani, alla fine tutto comincia ad allinearsi». E ancora: «Che belli i muri dei nazisti israeliani abbattuti». Il cuoco chiama «terroristi suprematisti ebraici» gli israeliani e «partigiani palestinesi» i militanti di Hamas. Nel suo furore se la prende perfino con l’Anpi, l’associazione nazionale dei partigiani italiani. Sarebbe surreale se non fosse tragico: Chef Rubio è inferocito perla nota con la quale l’Anpi definisce «folle» e «irresponsabile» l’attacco di Hamas.
«Chi attacca e crea devastazioni in Palestina? Chi aggredisce e chi è l’aggredito, brutte m**** rinsecchite? Chi cazzo?».
Che poi la nota dell’Anpi va letta con attenzione. E qui si entra nel campo dei distinguo, delle prese di distanza tra le righe. La segreteria dei partigiani italiani addossa le responsabilità di quanto sta accadendo a Israele: «Tutto ciò nasce da una situazione di occupazione e di conflitto lasciata colpevolmente deteriorare, nel silenzio della comunità internazionale». Non c’è traccia del diritto alla difesa di Gerusalemme: «Solo una soluzione giusta e negoziata può garantire la pace e la convivenza». Un negoziato con Hamas, dunque. Nel frattempo, l’Anpi auspica un «intervento immediato delle Nazioni Unite per la cessazione dell’attacco a Israele». Vale la pena ricordare che al Palazzo di Vetro, per quel che vale, la riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza è stata convocata solo per le 21 di stasera (ora italiana).
LE RICOSTRUZIONI
Ieri il grosso della sinistra si è ritrovato in piazza a fianco della Cgil. Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, diffonde la nota dedicata a quanto sta accadendo in Medio Oriente mentre partecipa alla manifestazione del “sindacato rosso”. La «condanna» per i missili di Hamas è «netta», ma è altrettanto netta la tendenza a ricondurre a Israele le responsabilità dell’improvvisa escalation militare da parte palestinese. «La violazione sistematica della legalità internazionale, delle numerose risoluzioni dell’Onu e l’assenza di una qualsiasi prospettiva di pace alimentano estremismo e violenza». Si tratta più o meno dello stesso pensiero dello scrittore - di origine ebraica - Moni Ovadia: «Questa è la conseguenza di una politica di totale cecità, di occupazione e colonizzazione». Nel pomeriggio si fa vivo l’ex sindaco di Napoli, de Magistris.
La sua analisi è semplice: «Non ci sarà pace e sicurezza in Medio Oriente senza il riconoscimento dello Stato di Palestina con la fine dell’occupazione israeliana. Non è cancellando un popolo che si ha la pace perché c’è il diritto alla resistenza». Ricapitolando: manca la solidarietà a Israele e c’è di fatto la copertura di quanto accaduto sotto l’ombrello della «resistenza». E Maurizio Landini? Il segretario generale della Cgil condanna «in modo esplicito ciò che ha fatto Hamas contro il popolo israeliano». Ma poi anche lui, come l’Anpi, si rifugia nella caccia a un improbabile, futuro negoziato: «Noi siamo per la soluzione di due popoli e due Stati». Perché bisogna «difendere l’autodeterminazione dei popoli, compreso quello palestinese». Poco male se a Gaza sventolano le bandiere verdi di Hamas.
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