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Guido Crosetto, "c'è poco spazio per altre armi": Ucraina, cambia tutto

Antonio Castro
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Kiev punta a realizzare in casa propria le armi necessarie. Per resistere adesso potrà contare sulle forniture dell’Epf (lo strumento europeo ideato per assegnare armi e mezzi ai Paesi attaccati che finora solo in Ucraina ha puntato oltre 12 miliardi di euro). Per il resto il vertice informale dei ministri degli Esteri tenuto l’altro ieri fuori dai confini dell’Ue proprio per testimoniare la solidarietà all’Ucraina - bersagliata da quasi due anni - ha partorito ben poco se non la consapevolezza che i depositi e le scorte- al ritmo attuale di utilizzo- sono sguarniti. E quindi bisogna attrezzarsi diversamente.

Ieri il ministro della Difesa, Guido Crosetto, lo ha ammesso:« C’è poco spazio per inviare altre armi a Kiev». Che detto così appare come una ritirata imminente. Ma attenzione, nella constatazione del ministro Crosetto fa capolino una notizia. Anzi due. «Quando si parla di forniture all’Ucraina ci sono due aspetti», puntualizza Crosetto, «uno politico e poi quello tecnico, per vedere cosa si è in grado di dare senza mettere in pericolo la necessità di preservare la Difesa italiana sempre. C’è una continua richiesta da parte ucraina di aiuti, bisogna verificare ciò che noi siamo in grado di dare rispetto a ciò che a loro servirebbe: la disponibilità dell’ottavo pacchetto c’è».

 

 

 

Quello che è certo è che «l’Italia ha fatto molto, ha puntato molto sui sistemi di difesa antiaerea per fermare gli attacchi che vanno sulle infrastrutture civili ed energetiche, sulle città, sulle scuole». Però a tutto c’è un limite. E Crosetto non ne fa mistero: «Il problema è che non hai risorse illimitate. E da quel punto di vista l’Italia ha fatto quasi tutto ciò che poteva fare, non esiste molto ulteriore spazio». E quindi? Rubinetti chiusi, forniture tagliate e amici come prima? Assolutamente no, anzi.

 

 

 

Tutti i Paesi che hanno sostenuto con poderosi iniezioni economiche e di mezzi la difesa del confine orientale si attendono alla fine del conflitto importanti contratti quando scatterà la ricostruzione. E la prima notizia è proprio l’intuizione di far costruire agli stessi ucraini sul proprio territorio le armi e soprattutto le munizioni che chiedono. Visti i salari e i costi più bassi, sarebbe un risparmio netto. Proprio questa settimana il presidente francese Macron ha guidato numerose industrie belliche d’Oltralpe a siglare le prime intese, i tedeschi stanno già affacciandosi, come ha svelato il Corriere della Sera. L’Italia - che nella difesa elettronica ha una indiscussa credibilità - ha spedito col ministro Tajani i rappresentanti di Leonardo (Difesa), Terna (Reti elettriche), Mer mec (Infrastrutture) e Dompè (Farmaceutica). L’arrivo dell’ottavo pacchetto di armi da inviare a Kiev è una certezza. Ma quando arriveranno è un altro discorso. Di certo è cominciata la corsa per posizionarsi sui bastioni orientali per la ricostruzione. A cominciare da una indispensabile autonomia bellica in calibro Nato.

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