George Soros, la fondazione lascia l'Europa: choc, cosa c'è dietro
Per la prima volta da trent’anni, la Fondazione perla Società Aperta fondata dal miliardario americano George Soros è in ritirata dall’Europa, il continente su cui più scommetteva per diffondere le idee dem liberal di origine Usa per una società impostata sul politically correct, contro religioni tradizionali e valori nazionali. Lo conferma l’Associated Press, che ha visionato una mail riservata interna all’Open Society Foundations. In essa, il direttore degli uffici di Berlino dell’Osf, Thorsten Klassen, avvisava i colleghi che lo staff della sede tedesca sarebbe stato «ridotto dell’80%», a quanto pare perché «la nuova direzione strategica ha deciso il ritiro e la fine di gran parte del nostro lavoro corrente all’interno dell’Unione europea».
Klassen ha motivato il pesante taglio alla presenza dell’Osf in Europa con la necessità di riallocare risorse in altre aree dato che l’Ue già finanzia pubblicamente lo sviluppo dei diritti umani e del pluralismo. La tendenza è generale, dato che è prevista entro gennaio la chiusura dell’ufficio Osf di Barcellona, mentre è in programma il taglio del 60% del personale della sede di Bruxelles e di una percentuale ancora da definire per la sede di Londra.
La fondazione di Soros porta avanti il finanziamento di organizzazioni per i diritti civili che mettono in discussione la società tradizionale, scontrandosi spesso con governi di centrodestra, specie quello di Viktor Orban in quell’Ungheria di cui lo stesso Soros è originario, ma anche quello polacco. La sua fondazione ha finanziato, negli anni, per quasi 20 miliardi di dollari le più svariate associazioni per i diritti omosessuali, per l’eco-green, pro-immigrazione, pro-eutanasia, pro-depenalizzazione delle droghe, in nome di utopie senza identità tradizionali. Ma ora il “grande vecchio”, George Soros, 93 anni, ha lasciato la guida della fondazione al figlio Alex, 38 anni, che già nei mesi scorsi aveva così presentato il nuovo piano strategico: «L’Open Society Foundations sta cambiando il modo di lavorare, ma la mia famiglia e la fondazione hanno a lungo supportato, e rimarranno impegnati nel supportare, il progetto europeo». Fonti di Osf hanno precisato che «restiamo impegnati nella promozione della democrazia, nella lotta contro l’autoritarismo in Europa e per la società civile».
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Il nuovo corso è stato approvato dal cda della fondazione tenutosi il 28 giugno e dietro la nuova parola d’ordine del ragionare «per opportunità, più che per programmi», sembrano esserci meri tagli per diminuzione dei fondi disponibili. La decisione sta giungendo come una doccia fredda per le centinaia di ong progressiste finanziate dalla fondazione, che temono il peggio. Fra le associazioni che più hanno ricevuto fondi dall’Osf, c’è l’Hungarian Helsinki Committee, la cui copresidente Márta Pardavi commenta, delusa: «Non abbiamo idea del motivo di tali decisioni. Se guardiano all’Ue, non vediamo giustificazione per diminuire il supporto ai diritti umani, alla democrazia e ai gruppo marginalizzati».
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