Macron, svolta storica: vietato l'abito musulmano a scuola
«L’abaya non potrà più essere indossata a scuola». L’abaya è la tunica islamica femminile che copre il corpo dalle spalle ai piedi e che spesso è accompagnata da un velo integrale, il niqab, che lascia scoperti soltanto gli occhi, o dall’hijab, il velo che offre alla vista degli altri soltanto l’ovale del viso. E la decisione di vietarne l’uso è stata annunciata domenica sera dal ministro dell’Istruzione francese, Gabriel Attal. «La scuola della Repubblica è stata costruita sulla laicità, ossia sulla libertà di forgiarsi le proprie opinioni e di emanciparsi attraverso la scuola. Non bisogna poter determinare la religione di uno studente entrando in una classe», ha dichiarato il ministro al 20heures di Tf1, il giornale della sera sul primo canale francese, descrivendo l’abaya come «un gesto religioso, volto a testare la resistenza della Repubblica verso il santuario laico che la scuola deve costituire».
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Ieri mattina, per sottolineare la posizione irremovibile della Francia sull’abaya d’ora in avanti, è intervenuto sul tema anche il portavoce del governo, Olivier Véran. «Siamo sempre stati chiari: la scuola è il tempio della laicità. Non si va a scuola per fare proselitismo religioso ma per imparare. Quando si è in classe non ci si deve trovare esposti a segni religiosi ostentati», ha dichiarato Véran a BfmTv, definendo l’abaya un abito “chiaramente” religioso. La segretaria di Stato con delega alla Cittadinanza, Sonia Backès, ha ribadito il concetto di scuola come «santuario» dove la laicità è sacra e l’uso dell’abaya non può essere tollerato, perché è un «attacco di alcune reti separatiste che incoraggiano le ragazze a indossarla».
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Quello del governo francese è un cambio di passo netto, ma non totalmente inaspettato visto che il predecessore di Attal, Pap Ndiaye, è stato allontanato dal presidente Macron proprio a causa del suo atteggiamento lassista nei confronti di un tema, quello del rispetto della laicità, che è molto importante per la Francia, e che è costato la vita nell’ottobre del 2020 a un professore di storia e geografia, Samuel Paty. L’annuncio di Attal ha mandato fuori di senno la sinistra francese, che, compatta, ha accusato il governo di “islamofobia”, “razzismo” e “sessismo”. «Gli insegnanti sono pagati male. I prezzi dei libri scolastici sono esplosi. Mala priorità per il nuovo ministro dell’Istruzione è quella di vietare un abito lungo. Ancora un attacco sessista e razzista», ha reagito Rachel Keke, deputata del partito della sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon.