Spagna, la bomba sul voto: "Ordine d'arresto", terremoto politico
La giustizia spagnola sconvolge anche l'esito delle elezioni politiche. A meno di 24 ore dal verdetto delle urne, la procura spagnola ha chiesto l'attivazione da parte del giudice di un mandato d'arresto internazionale nei confronti di Carles Puigdemont, eurodeputato ed ex presidente catalano protagonista di un tentativo secessionista nel 2017 e da allora ricercato dalla giustizia iberica.
A inizio luglio, il Tribunale dell'Unione Europea aveva confermato la ritirata dell'immunità parlamentare di cui godeva, assecondando una richiesta del giudice responsabile della causa per cui è imputato. I reati contestati in Spagna al leader indipendentista catalano per i fatti del 2017 sono "disubbidienza" e "malversazione aggravata". Sinora, Puigdemont ha sempre evitato l'arresto rimanendo sempre all'estero, principalmente in Belgio. Ora si attende di capire se la giustizia belga ne autorizzerà l'estradizione.
"Un giorno sei decisivo per formare un governo spagnolo, il giorno dopo la Spagna ordina il tuo arresto", ha commentato sarcasticamente lo stesso Puigdemont su Twitter. I riflessi sul voto, infatti, sono evidenti. Con il Partito popolare di Alberto Nunez Feijoo davanti a tutti (136 seggi), infatti, e la destra di Vox indietro, lo scenario di una clamorosa conferma dei socialisti di Pedro Sanchez (122 seggi) al potere non è da scartare. Il premier uscente infatti potrebbe allearsi con la sinistra di Sumar, guidata da Yolanda Diaz (finita a una incollatura da Santiago Abascal di Vox) e ai vari partiti regionali, a partire proprio dai catalani di Junts di Puigdemong, per raggiungere la maggioranza assoluta di 176 deputati. La tempesta giudiziaria che coinvolge l'ex governatore catalano, però, rimescola tutto e potrebbe portare a un nuovo immediato voto anticipato. Con tutte le incognite che questo comporta.