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Ue, la farsa con l'America Latina: miliardi buttati al vento?

Mirko Molteni
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Alla fine l'Unione Europea non è riuscita a ottenere dai paesi latinoamericani e caraibici una condanna unanime e netta dell'invasione russa dell'Ucraina, accontentandosi di una firma a un documento simbolico e molto edulcorato. E ciò nonostante i fiumi di denaro che da Bruxelles prenderanno la strada dell’America latina.

 

 

S'è chiuso ieri, con l'amaro in bocca per Ursula von der Leyen, il vertice fra l'UE e la CELAC, la Comunità degli Stati latinoamericani e caraibici, che era iniziato lunedì tra forti tensioni. A Bruxelles si sono riuniti i rappresentanti di 48 nazioni, 15 europee e 33 latinoamericane. Hanno partecipato capi di stato e di governo, come la premier italiana Giorgia Meloni, che ha avuto un colloquio bilaterale col presidente dell'Argentina Alberto Fernandez, trattando di materie prime ed energia. Fra i big c'era il presidente del Brasile, Inacio Lula da Silva, mentre i presidenti, assai filorussi, di Nicaragua e Venezuela, Daniel Ortega e Nicolas Maduro, hanno delegato a ministri. Proprio il Nicaragua, come lamentato nel pomeriggio dal presidente francese Emmanuel Macron, ha fatto mancare l'unanimità del CELAC nel firmare un testo che l'UE voleva di forte condanna dell'aggressione di Mosca a Kiev, ma che è risultato annacquato. I paesi europei, che offrivano 45 miliardi di euro di investimenti in tutta l'America Latina, hanno strappato a fatica le firme solo dopo un estenuante lavorio di “sciacquatura” del documento iniziale, decadendo nel compromesso simbolico.

 


L’agenzia Reuters è riuscita a vedere la bozza del documento originario che chiamava UE e CELAC a concordare «una condanna alla perdurante guerra della Russia contro l'Ucraina», con riferimento alle «risoluzioni dell'ONU che deplorano nei modi più duri l'aggressione della Federazione Russa». Ciò è stato rifiutato dai latinoamericani, perciò nella versione finale sono state cancellate le parti più incisive. Ci si è limitati a esprimere generica «preoccupazione per la guerra contro l'Ucraina», riconoscendo la legittimità delle «specifiche posizioni nazionali».
Che fosse d’obbligo un compromesso, poiché la maggioranza dei governi latinoamericani non è allineata con l'Occidente e tiene rapporti cordiali con Russia e Cina, era chiaro fin dall'inizio. Stupisce che la presidente della Commissione e il suo staff non l'avessero previsto. Il presidente di turno della comunità, premier di Saint Vincent e Grenadine, Ralph Goncalves, portavoce degli umori della CELAC, aveva posto agli europei la condizione che, se non volevano fosse stralciato del tutto un accenno all'Ucraina, esso doveva essere impostato secondo «una diplomazia matura e un linguaggio di consenso che possa coinvolgere tutti». Parimenti, l'UE ha dovuto rinunciare all’intervento in videocollegamento del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. L'attenzione sull'Ucraina ha messo in secondo piano l'importanza concreta del summit. I 45 miliardi di euro d'investimenti UE si inquadrano nel piano Global Gateway per rivaleggiare con la Via della Seta cinese, finanziando infrastrutture di telecomunicazioni e trasporti in Sudamerica, nonché piani per affrontare il cambiamento climatico e migliorare la sanità, investendo nell'idrogeno e nei vaccini. L'UE, dal canto suo, mira ad accordi per le materie prime, specialmente il litio. Nel 2022 l'interscambio globale UE-America Latina ha toccato 369 miliardi di euro e i nuovi accordi favoriranno un'impennata.

 

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