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Caos in Francia? Ecco il film che aveva previsto tutto

Lorenzo Cafarchio
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Il film del 2022, del registra transalpino Romain Gavras, parla delle banlieue in rivolta a seguito dell’omicidio di un 13enne. Quando la società dello spettacolo, per citare Guy Debord, è la nostra unica alternativa. «Si ha l’impressione che alcuni di loro stiano vivendo per strada i videogiochi che li hanno intossicati». No, non è uno sketch tratto da Max Payne - iconico sparatutto datato 2001 - ma Emmanuel Macron. Il deus ex machina del mondo che verrà, o almeno così crede il progresso, liquida le violenze francesi come il sogno errante di una generazione obnubilata da streaming ed elettronica. Una generazione cresciuta nell’odio di un joystick. Forse, il presidente della Repubblica francese ha sbagliato piattaforma. Gli sarebbe convenuto investire 8,99 euro al mese per poter vedere comodamente dall’Eliseo, su Netflix, la pellicola Athena diretta nel 2022 dal registra Romain Gavras.

 

 

 

Davanti a quest’opera troviamo i prodromi della rivolta. In breve la trama. Abdel, uno dei protagonisti, mostra durante la prima scena il suo volto piegato dal dolore davanti alla morte di Idir suo fratello minore. Appena tornato dal fronte, il suo mestiere è fare la guerra, viene gettato in pasto al quartiere in subbuglio per chiedere calma e sangue freddo. La prima ricostruzione dice che il giovane, di appena 13 anni, è stato ucciso dalla polizia transalpina. A quel punto, però, l’altro fratello Karim e la sua banda hanno già deciso che il quartiere deve bruciare e che la caserma della polizia, dove Abdel predica il verbo del rispetto, sarà l’innesco per la guerriglia. Molotov e tute nere. I giovani, dopo aver disperso la folla, assaltano l’edificio, rubano le armi ai poliziotti e tornano nel loro quartiere, la mitologica Athena, spinti a tutta velocità su un furgone della polizia, con la bandiera francese al vento, inneggiando al caos. Destini che si incrociano.

 

 

 

Uno dei fotogrammi di questa scena impazza sul web, mentre i debunker del globo spiegano al popolo che è solo frutto della cinematografia. Eppure, è così difficile riconoscere dove inizia la finzione e finisce il vero. Questo grande realismo capitalista della Francia - Fisher dixit- spinge uomini e donne di seconda, terza e quarta generazione a mostrare come l’integrazione sia un’utopia della globalizzazione. Utopia dove i Mélenchon di quest’epoca sfruttano, proprio come i benpensanti del Campo dei Santi di Jean Raspail, i nuovi europei in virtù di un tornaconto elettorale. Laddove gli operai sono stati sostituiti come ferri vecchi dalla moltitudine vitale dell’immigrazione. Intanto il film scorre, le scene parlano di scontri tra rivoltosi e forze dell’ordine. Nel girato alla fine viene a galla un’altra realtà. A uccidere il piccolo Idir è stato un gruppo di neofascisti travestiti da agenti. Un’ossessione, questi fascisti, per gli intellettuali à la page. Pensare che negli ultimi giorni, a difesa dei commercianti e della popolazione, tra i pochi che si sono schierati rimangono nelle strade formazioni di giovani identitari francesi. 

 

 

 

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