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Russia, soldi a Farage per far saltare l'Europa: ma il piano è fallito

Matteo Legnani
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«È una vendetta per quello che ho fatto. Sapevo che le multinazionali e il mondo della finanza britannica non me l’avrebbero fatta passare liscia». Così, su Twitter, Nigel Farage ha commentato la chiusura del suo conto in banca e il diniego ricevuto «da altri sette istituti di credito» alla sua richiesta di depositare altrove il suo denaro. Farage, 59 anni, è stato il leader dello UKIP (United Kingdom Indipendence Party) e per oltre due decenni uno dei più convinti sostenitori dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Obiettivo che, lui gli altri sostenitori della Brexit, hanno conseguito il 31 gennaio 2020 in seguito alla vittoria ottenuta nel referendum consultivo del 23 giugno 2016. «Un mese fa- spiega l'ex politico britannico che oggi conduce un talk show politico per la rete GB News - la banca mi ha chiamato per dirmi che il mio conto sarebbe stato chiuso nel giro di poche settimane. Alla mia richiesta di spiegazioni, non ne hanno date, rinviando tutto a una lettera che mi sarebbe stata inviata a casa. Ma la lettera dice soltanto che il conto mi è stato chiuso per “motivazioni commerciali”».

RETICENZA
Farage non ha fornito il nome dell’istituto di credito, ma il Sunday Times ha rivelato che l’ex leader del UKIP aveva ottenuto un mutuo dalla Coutts, una banca privata con 327 anni di storia (oggi di proprietà del colosso del credito NatWest) che ha tra i suoi clienti anche alcuni membri della famiglia reale britannica. «Non avere un conto in banca è come essere u n a “non persona”» ha attaccato Farage, gridando al complotto. Dietro la bizzarra vicenda potrebbe celarsi, infatti, l’annosa vicenda dei presunti aiuti politici e finanziari che lo UKIP e gli altri fautori della Brexit avrebbero ricevuto dalla Russia in occasione del referendum del 2016, proprio nello stesso anno in cui, dall’altra parte dell’oceano, i democratici sollevavano il caso dei rapporti tra Russia e Trump. In particolare, sui social, lo stesso Farage richiama un episodio avvenuto qualche settimana fa durante una seduta della Camera dei Comuni, quando il deputato laburista Chris Bryant lo aveva accusato davanti all’Aula di aver ricevuto 548.573 sterline (635.889 euro) dall’emittente televisiva russa RT. Organo della propaganda del regime di Putin all’estero, RT è tra i soggetti che sono stati colpiti dalle sanzioni dell’Unione europea e degli Stati Uniti dopo l’invasione russa dell’Ucraina. E le sue trasmissioni sono state bloccate in gran parte dei Paesi al di fuori della Federazione Russa. Insomma, una delle voci più pericolose della propaganda russa e della penetrazione putiniana in Occidente.

BREXIT E RUSSIA
Farage respinge quell’accusa, sostenendo di non aver «mai ricevuto alcuna somma di denaro da alcun soggetto russo o con legami con la Russia» e ricordando come, al di fuori dell’Aula della House of Commons dove è tutelato dall’immunità parlamentare, Bryant si sia ben guardato dal ripeterla. La vicenda dei presunti legami politici ed economici tra i sostenitori della Brexit e la Russia va avanti ormai da quasi dieci anni. Già nel 2022, lo stesso Farage aveva dovuto respingere l’accusa di aver ricevuto finanziamenti da Mosca destinati al suo partito UKIP. E prima di lui, nel mirino degli anti-Brexit per presunti legami con Putin e soci era finito Arron Banks, il titolare di una agenzia assicurativa che alla causa del referendum del 2016 aveva donato quasi 8 milioni e mezzo di sterline (il più ingente finanziamento politico nella storia del Regno Unito). 

FATICA SPRECATA
Secondo i suoi detrattori, almeno una parte di quel denaro sarebbe arrivato dal Cremlino, favorevole a una fuoriuscita del Regno Unito dall’Europa che avrebbe politicamente ed economicamente indebolito l’Unione. Soldi apparentemente sprecati, se davvero fossero arrivati, visto che l’Unione europea non ha subito ripercussioni dall’addio della Gran Bretagna, la quale pare invece essere quella che sta pagando il conto più salato della sua decisione (lo stesso Farage ha definito la Brexit un fallimento, del quale tuttavia ha attribuito la responsabilità al Partito conservatore). Un’inchiesta condotta tra il 2017 e il 2018 dalla Commissione Elettorale aveva appurato come Banks avesse avuto ripetuti contatti con l’allora ambasciatore russo a Londra, Alexander Yakovenko, ma non era stata in grado di accertare che lui o lo UKIP avessero effettivamente ricevuto denaro da Putin e soci.
Farage ieri ha rivelato a GB News, l’emttente per cui lavora oggi, di voler lasciare la Gran Bretagna: «Nel corso della giornata ho considerato le varie opzioni che ho davanti a me; ho passato del tempo a discutere con gli avvocati, ho preso in considerazione un'azione legale. Ma soprattutto mi sono chiesto se, francamente, vale la pena restare in questo Paese».

 

 

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